L’eros in “Scritto sul corpo”, di Jeanette Winterson

È innegabile che alcuni libri rappresentino dei capisaldi di alcuni generi letterari. Se dovessimo definire Scritto sul corpo di Jeanette Winterson (Mondadori, 1993) potremmo dire senza alcun dubbio che il più famoso romanzo della scrittrice inglese è (forse) uno dei più importanti della letteratura vicino al movimento Lgbt+. Quantomeno, uno dei primi che ci si ritrova in mano in fase adolescenziale, non fosse altro perché racconto ammantato dall’ambiguità erotica e dal sospetto che si tratti di una storia d’amore tra due donne, nonostante non sia palese il sesso biologico dei suoi attanti principali.

Il corpo, il vero protagonista

La penna di Jeanette Winterson traccia la trama incandescente di una storia passionale, in cui il corpo diventa vero protagonista di un lirismo sapientemente intrecciato al tema erotico: il corpo, dunque, simulacro unico di avvenimenti e colpi di scena; stendardo spiegato controvento, reo confesso nell’ ergersi indifeso a misura di tutte le cose.

«Scritto sul corpo c’è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce; quello che si è accumulato nel corso della vita si ritrova lì. In certe parti il palinsesto è inciso con forza tale che le lettere si possono sentire al tatto, come fosse stato scritto in braille. Preferisco tenere il mio corpo ripiegato, al riparo da occhi indiscreti. Mai aprirsi troppo, svelare tutta la storia. Non sapevo che Louise avesse mani capaci di leggere. Mi aveva tradotto nel suo libro personale».

Il corpo narrativo

Il corpo raccontato dalla Winterson è pretesto narrativo, centro tematico che racchiude in sé la narrazione del dolore (non solo fisico, nella sua decomposizione biologica) che proviene da un eros vissuto fino alle sue estreme conseguenze. Un corpo che può essere letto come una mappa, i cui punti cardinali tracciano le coordinate per un amore tormentato e costretto a nascondersi.

Allo stomaco di chi legge

La fortuna di questo libro risiede in maniera elementare nella semplicità di un linguaggio che è patrimonio della cultura umana tutta: il corpo vive insieme alle nostre emozioni, ne viene plasmato, emana e sublima tutte le contraddizioni che provengono da ciò che viviamo. Jeanette Winterson parla allo stomaco di chi legge in modo diretto: l’amore si scaglia con forza contro le nostre ossa, contro il nostro sistema immunitario, modella i confini del nostro essere e spesso marchia a fuoco, e a vari livelli, un’intera esistenza. Soprattutto, se è un amore perduto.

La misura dell’amore

«Perché è la perdita la misura dell’amore?»

Un incipit che è già disturbante, per un libro che ha segnato la storia di una letteratura erotica che mai potremmo ignorare, fin quando avremo il nostro corpo a raccontare per noi ciò che non abbiamo sempre il coraggio di vivere.

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