Date a Drusilla la conduzione di Sanremo 2023, senza farne un manifesto

E’ stato un successo. Ieri sera il grande pubblico, quello che più grande non si può, ha conosciuto Drusilla Foer. Talento, classe, eleganza, perfino quando impreca non si può non amarla.
Spigliata come se quel palco l’avesse sempre solcato, tanto da mettere in ombra il conduttore che, intelligentemente, le ha lasciato la scena in diverse occasioni.
Di tutte le co-conduttrici del Festival di Sanremo 2020 che abbiamo visto finora, certamente la più riuscita. Del resto, non è la prima co-conduzione televisiva e non è certo il primo palco di un teatro su cui sale. Perfetta. Diciamo che le basi erano già piuttosto solide.
Quando abbiamo saputo che il suo monologo era previsto per l’1.34, ci siamo chiesti perché. Cos’aveva da dire, Drusilla, che non potesse andare alla stessa ora degli altri monologhi o, peggio, della discutibilissima performance di Checco Zalone della sera precedente?

Il monologo di Drusilla, da non confondere con un manifesto

Niente, in realtà. Niente di scandaloso, niente che non potessero ascoltare telespettatori e telespettatrici di tutte le età. Un discorso sull’unicità, parola preferita a “diversità” che, secondo Drusilla, creerebbe una comparazione. Mentre invece dobbiamo amare la nostra unicità e metterci in ascolto dell’altro. Senza pregiudizi e senza odio. Un discorso pacato ed ecumenico, che chiunque può leggere dalla propria prospettiva e adattarlo al proprio essere, con una puntata fugace alle proprie convinzioni che non siano semplicemente convenzioni.
Chi, sbagliando, si aspettava un discorso da attivista LGBT+, forse è rimasto deluso. Ma Drusilla Foer non è mai stata un’attivista, non ha neanche mai voluto ergersi a quel ruolo né a quella di portavoce di una comunità. E neanche Gianluca Gori, l’attore che le dà vita, ha mai ambito a quel ruolo. Gliene va dato atto.

Difendiamo le persone senza farne le icone che non vogliono essere


Il punto è che in una società di polarizzazioni estreme, in un dibattito che non ammette le sfumature, in un Paese in cui non si riesce neanche ad approvare una legge basilare contro i crimi di odio, a considerare i bambini tutti allo stesso modo e le persone tutte degne di uguali diritti, tutto inevitabilmente si estremizza. E quando l’annuncio della presenza di Drusilla Foer al Festival diventa motivo di attacchi violenti e stupidi da parte dei soliti paladini dell’omofobia istituzionalizzata, giustamente la comunità si schiera in difesa e alza gli scudi. Una difesa che rischia di essere vissuta come un’elezione a simbolo e portavoce, a portavoce della persona (dell’artista, in questo caso) che si difende. Una leggerezza che si potrebbe evitare. Tuteliamo il diritto di tutte di essere quello che si è e di avere accesso agli stessi spazi di chiunque altro, senza per forza creare idoli.

Drusilla che stende Iva Zanicchi e chi ha “paura di un uomo travestito”

Della performance di Drusilla a Sanremo, non a caso, è diventata subito virale la risposta, pungente e immediata, alla pecoreccia battuta di Iva Zanicchi. Ve la riproponiamo, nell’improbabile caso che ve la foste persa:
Zanicchi: “Ma quanto sei alta?”
Drusilla: “Parecchio”
Zanicchi: “Ma lei ha anche altre cose più di me. Diverse cose, dice che è colt..”
Drusilla: “Sì, colta e intelligente”.

Un’intelligenza fine che aveva già palesato nello sketch in cui è comparsa sul palco vestita da Zorro: “Per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura, un uomo travestito… Sicché mi sono travestita”. Il gioco fluido di un attore che dà vita ad un personaggio femminile e per rispondere a quegli attacchi violenti e stupidi di cui sopra, la traveste, a sua volta, da uomo.
I signori (e le signore) sono serviti.

Non si può non amare Drusilla Foer e ieri sera questo è stato evidente a chiunque guardasse Sanremo. Peccato che non la vedremo anche nelle altre serate. Che ne pensate, autori di Rai1, le diamo il palco per tutte le serate dell’edizione 2023? Con qualche co-conduttore, certo.

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