Mia moglie ed io abbiamo due coppie gay (una di donne e una di uomini) tra gli amici più stretti. Vediamo spesso questi amici e sono persone importanti per le nostre due figlie.
Domenica, le abbiamo viste entrambe. Di mattina, le due donne sono venute a festeggire il secondo compleanno di nostra figlia. Abbiamo mangiato la torte e bevuto il caffè in terrazza mentre i bambini giocavano. Poi siamo andati a cena dalla coppia di uomini. Abbiamo mangiato ancora torta e bevuto birra mentre le bambine correvano nel cortile con i due cani.
Io e mia moglie ci siamo sorrisi. “Dipende solo da chi ami”, ho rispsto.
Nostra figlia ha risposto “ok” e non ha più chiesto niente. Semplicemente così.
La facilità di questa breve conversazione mi ha lasciato un raro senso di soddisfazione. Le mie figlie vivono in un’America che è di gran lunga più umana e decente di quella in cui sono cresciuto io.
Avevo circa 12 anni quando ho saputo che mia madre conosceva una lesbica. Si rifiutò di dirmi il nome di quella perona quando le chiesi chi fosse. La conoscevo? L’avevo mai incontrata? Non la conosci molto bene, mi disse mia madre, ma l’hai incontata qualche volta. Pregai mia madre di dirmi chi fosse. Mia madre, invece, mi promise: quando la lesbica morirà, mi avrebbe detto chi era. Da allora, ogni tanto, le chiedevo: “La lesbica è morta?”.
Qualche anno dopo, Anne, una vecchia amica di parrocchia di mia madre, morì. Venne fuori che la misteriosa lesbica era la figlia di Anne. Anne aveva condiviso il segreto di famiglia con mia madre che le aveva promesso di non dirlo a nessuno.
Essere gay era un’onta talmente profonda che solo la morte poteva cancellare la vergogna. Questa era la lezione. Mi sono chiesto se questa cosa fosse successa a me. Essere gay sembrava un’infezione che entrava lentamente nel corpo e corrompeva l’anima. Mio padre mi disse di non preoccuparmi. Poteva dire che non ero gay. Sono sicuro di aver sperato che avesse ragione.
Una volta ero in giro ad assistere al discorso di apertura del 2012 di Pat Buchanan alla Convention Nazionale dei Rapubblicani con la mia famiglia. Buchanan parlò contro le persone gay e ricordo di essere rimasto un po’ scioccato dalla sua rabbia, ma non dal messaggio in sé della devianza dell’omosessualità. Allora, quella nozione poteva passare leggera nell’aria.
Un giorno, spero di parlare con le mie figlie di tutto questo, di come stavano le cose, di un mondo in cui non saremmo stati amici dei nostri cari amici, in cui una crudeltà comune semplicemente esisteva anche tra le persone che altrimenti sarebbero state accettabili.
Sì, pensate a cosa sta succedendo in North Carolina. Il progresso di rado è lineare. Ma io sono abbastanza certo che le mie figlie, come molti altri bambini della loro generazione, non dovranno mai fare ad un genitore quella deplorevole domanda: “La lesbica è morta?”.
Testo di Tyler Currie, giornalista di West.energy, apparso originariamente su Huffington Post
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