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Appendino presenta la sua giunta. E c’è il presidente di Arcigay Torino

La notizia è di pochi minuti fa, Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino e membro della segretaria nazionale dell’associazione, rientra nella rosa degli assessori scelti dalla candidata del M5S a sindaco di Torino Chiara Appendino. Nel caso in cui Appendino vinca il ballattoaggio (al primo turno ha preso il 30,9% dei voti contro il 41,8% dell’uscente Piero Fassino, Pd), Giusta diventerebbe assessore alle Pari Opportunità. Una scelta che rischia di suscitare non poche polemiche, viste le vicende nazionali a proposito della legge sulle unioni civili a cui il M5S ha fatto mancare il suo voto per via del cosiddetto “emendamento canguro” presentato al Senato.

Marco Giusta

Come nasce questa nomina?
Con Chiara Appendino c’è un rapporto di stima reciproca costruito negli anni in cui abbiamo collaborato sui temi della comunità lgbt. Ciò nonostante, la telefonata di Chiara mi ha stupito, perché ho avuto posizioni molto forti e molto critiche sulle scelte del Movimento 5 Stelle a proposito delle unioni civili.

Quella è una ferita ancora aperta, per la gay comunity. Come si conciliano, ora, quelle posizioni con questa nomina?
L’opinione che avevo allora, ce l’ho anche adesso. Per me è stata un’occasione mancata, un tradimento nei confronti della comunità a cui appartengo che vedeva nel Movimento 5 Stelle una forza che portava avanti in maniera chiara e netta la battaglia per i diritti civili. Va però diviso, in maniera netta, il livello locale da quello nazionale. In controtendenza, qui a Torino, l’approccio del M5S è stato diamtralmente opposto.

Per il tuo ruolo di dirigente nazionale di Arcigay, però, non è così facile prescindere dallo scenario nazionale. Non hai pensato che questa loro scelta potesse servire ad attenuare l’onta di quello che è successo in Parlamento?
Penso che non sia stata una scelta in quel senso, ma sia stata proprio una scelta chiara in controtendenza. La possibilità che io diventi assessore alla Pari Opportunità e Politiche dell’integrazione al Comune di Torino che governa la rete Ready contro le discriminazioni a livello nazionale è anche un chiaro segnale da parte del Movimento 5 Stelle

Chiara Appendino

torinese di voler lanciare una dichiarazione forte in questa direzione e nel voler attuare le buone pratiche che a Torino si sono sviluppate negli anni anche nelle precedenti amministrazioni e farle diventare un bene comune non solo per il comune di Torino, ma anche per l’intero paese.
Detto questo, il programma del Movimento 5 Stelle è stato scritto sulla base di collaborazioni e incontri con le associazioni, che noi abbiamo chiesto a tutti i candidati che hanno voluto incontrarci. Quello è il programma su cui si impegna Chiara Appendino e il livello di interlocuzione con il Movimento 5 Stelle a livello locale è estremamente positivo.

Ecco, le amministrazioni precedenti. La tua presenza nella potenziale giunta Appendino non è in contrapposizione con i governi precedenti della città che hanno iniziato e portato avanti quel percorso di cui parli? Insomma, sei in ballo contro chi, finora, si è dimostrato più che aperto alle esigenze della comunità lgbt.
Non sono candidato contro nessuno. Ho scelto di mettere a disposizione la mia esperienza, i miei valori e la mia storia a chi mi ha chiesto di farlo. Non mi vedo in contrapposizione perché non sono all’interno di un partito, non sono iscritto e non mi iscrivo al M5S, non milito e non ho mai militato in un partito. Il mio è un ruolo tecnico.

Sei il presidente del circolo Arcigay “Ottavio Mai” di Torino e fai parte della segreteria nazionale dell’associazione. Il M5S ha fatto del conflitto di interessi uno dei suoi cavalli di battaglia. Non c’è, in questo caso, un conflitto di interessi?
Io ho immediatamente posto all’attenzione del direttivo e dell’assemblea dei soci e delle socie torinesi questa situazione, oltre che del segretario nazionale. Per correttezza, per quanto lo statuto di Arcigay non lo preveda, essendo io nominato e non candidato in un partito, e per amore della mia associazione ho chiesto di sospendere i miei incarichi. L’assemblea dei soci ha ratificato la sospensione* del mio ruolo di rappresentanza esterna dell’associazione e immagino l’abbia fatto anche il segretario nazionale, per il periodo che va da ora al voto del 19 giugno.

E nel caso Chiara Appendino vinca il ballottaggio e tu diventi assessore?
Ne parlerò coi soci e le socie, ma la mia intenzione è di non generare in alcun modo il conflitto di interesse.

Parliamo di programmi. Come si pone la sindacatura Appendino rispetto alla celebrazione delle unioni civili e alla trascrizione dei certificati di nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche?
Io non vedo l’ora di potere unire civilmente un sacco di persone nei luoghi più belli della città, proprio come accade per i matrimoni civili: non deve esserci alcuna forma di discriminazione. Della trascrizione non abbiamo parlato epressamente, ma la mia posizione è nota. Io sono favorevole e credo che anche Chiara lo sia. Le recenti sentenze anche del Tribunale dei Minori di Torino, vanno nella direzione della piena legittimazione di entrambi i genitori e sono tante le coppie che adesso, visto che questa è una strada percorribile, stanno scegliendo di intraprenderla. È chiaro che l’obiettivo rimane il matrimonio egualitario.
Quello che può fare un comune è dichiarare una posizione, dare un’idea di valori, di qual è il ruolo dell’istituzione che deve prendere delle posizioni in alcune circostanze perché contribuisce allo sviluppo culturale e sociale di un paese.

Quali altri temi prevede il programma?
Molti. C’è ad esempio, un progetto di cohousing che ha radici antiche e di cui si parla da tempo nelle associazioni cittadine. Un luogo in cui persone lgbt anziane, che per l’epoca in cui hanno vissuto non sono riuscite a crearsi una famiglia, possano vivere e in cui possano mettere disposizione tutto il loro portato di storia e valori a disposizione di giovani lgbti e non. Un luogo dove si contrasti la marginalità e si creino spazi di foresteria, ristorazione e convivenza.

E sul versante del bullismo omotransfobico?
La questione del bullismo non riguarda solo il mio assessorato né solo l’omotransfobia. Va visto a 360 gradi anche rispetto alla disabilità, ai migranti di prima e seconda generazione. Penso ad esempio alla creazione di strumenti multilingua che facilitino una migliore integrazione. È un tema trasversale tra diversi ambiti per cui servirà un’azione coordinata. Vorrei che il lavoro si impostasse in modo che tutti i temi della non discriminazione che passano dal radicamento del portato valoriale che abbiamo, siamo comuni a tutte le azioni di tutta la giunta a 360 gradi.

* Con una nota, Arcigay Torino conferma la sospensione di Giusta dal ruolo di rappresentanza e “precisa inoltre che la nomina tecnica di Marco Giusta è a titolo personale e non a nome dell’associazione”.

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