Secondo un recente sondaggio, il 20 per cento degli elettori LGBT statunitensi supporta Donald Trump. Se consideriamo che il candidato repubblicano alla Casa Bianca si è espresso in favore delle leggi contro le persone trans (la famosa “legge dei bagni”), supporta i tentativi di ribaltare le leggi sul matriomonio egualitario e sostiene la candidatura dell’omofobo Antonin Scalia alla Corte Suprema, com’è possibile che ci siano persone LGBT, seppure una minoranza, che supportano Trump?
Il perché tenta di spiegarlo il sito Lgbtqnation che riporta le dichiarazioni di alcuni gay che hanno dichiarato il loro supporto al candidato e che stanno partecipando alla campagna elettorale del controverso candidato.
È il caso di Charles Moran e Juan Hernandez, due attivisti californiani di Log Cabin Republicans che erano entrambi in prima fila quando Peter Thiel, il più noto supporter gay di Trump, è salito sul palco durante la convention repubblicana di quest’anno dichiarandosi orgogliosamente gay, repubblicano e americano. Thiel ha donato 1,25 milioni di dollari alla campagna elettorale del candidato repubblicano.
“Questo è il mio partito Repubblicano – ha spiegato Moran al network televisivo ABC -. È per questo che sono qui. Questo è il candidato che sono venuto a scegliere. L’uomo che porta qualcuno come Peter Thiel sul palco: questo è il mio partito Repubblicano”.
Per Moran, Donald Trump è “il milglior candidato che la comunità LGBT abbia mai visto nel partito Repubblicano” perché è stato colui che ha detto che da Presidente, proteggerà le persone LGBT “dalla violenza e dall’oppressione dell’odio dell’ideologia straniera”. Il riferimento è alla sua annunciata politica di tolleranza zero verso l’immigrazione, specialmente quella di fede islamica.
Moran ed Hernandez si ritengono una minoranza (da repubblicani) nella minoranza (quella LGBT). “La cosa divertente – dice Moran – è che è tanto facile essere gay nel partito Repubblicano quanto lo è essere repubblicani nella comunitò LGBT“.
“Non è contro la cultura messicana o la comunità messicana – tenta di giustificarsi Hernandez -, ma contro l’immigrazione illegale“.
Ai microfoni dell’ABC, Hernandez ha raccontato di essere stato aggredito durante un evento in favore del candidato alla Casa Bianca che si è tenuto a San Jose. “Ho visto un pugno arrivarmi in faccia e subito dopo il mio naso perdeva sangue” ha ricordato.
“Conosco molti supporter gay di Trump che non vengono allo scoperto per paura di quello che potrebbe succedere loro – ha detto all’ABC – e non dovrebbe essere così. Non dovrei aver paura ad esporre un cartello per Trump”.
“Non importa quello che succederà a novembre – ha concluso -: per me la nomina di Trump è già un segno di progresso all’interno di questo partito. È il candidato presidente più inclusivo che abbiamo mai avuto nel partito Repubblicano”.
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