Esattamente un anno fa, il 17 febbraio 2016, pubblicavo un post dal titolo: “Un nuovo giorno: è tutto da rifare, da distruggere e riconquistare”. Eravamo nel pieno dell’approvazione della legge 76/2016, in un momento particolare in cui ogni giorno cambiava tutto.
Un anno fa: il “canguro” e le stepchild adoption in bilico
Scrivevo così:
Oggi è una data importante per la mia famiglia: io e mio marito Sergio festeggiamo 10 anni di vita insieme.
Dieci anni in cui faticosamente siamo riusciti a costruire la nostra famiglia, facendo enormi sacrifici e viaggiando da un capo all’altro del mondo (e avendo la possibilità e la fortuna di poterlo fare fra l’altro, a differenza di tante altre coppie).
Dieci anni in cui nel nostro Paese nulla è cambiato e in cui la nostra famiglia tuttora non esiste né ha alcun diritto. Dieci anni di lotte, di corse ad ostacoli e di traguardi spostati sempre più in là , quando sembrava di essere ad un passo.
Come ieri, con la scelta di un partito di non votare il famoso “canguro“.
Oggi speravo che io e Sergio non avremmo solo festeggiato i nostri 10 anni insieme, ma anche il primo passo verso l’uguaglianza delle persone gay e lesbiche in Italia, un primo passo verso l’uguaglianza delle nostre famiglie.
E invece con quello che è successo ieri tutto nuovamente è in bilico, a rischio, e in particolare la stepchild adoption, che permetterebbe a Luca e centinaia di bambini di avere pari diritti e dignità degli altri loro coetanei.
I conti con quello che è successo
Un anno dopo, nel festeggiare questi 11 anni di vita insieme, è difficile non fare i conti con quello che è accaduto (in Italia e nella mia famiglia) in questi 365 giorni.
L’Italia non è piĂą fanalino di coda dell’Europa perchĂ© nel frattempo si è dotata di una legge sulle unioni civili.
Eppure resta comunque in una posizione bassa, in un’ideale classifica dei diritti: le unioni civili, infatti, pur comprendendo quasi (!) tutti i diritti del matrimonio non sono un matrimonio, e con i tempi del nostro “bel” paese temo che passeranno almeno altri 30 anni perchĂ© ci sia davvero una piena uguaglianza.
E la mia famiglia?
I nostri figli, ancora senza diritti
Io e Sergio, finalmente, siamo riconosciuti dal nostro Stato come coppia, e in gennaio abbiamo potuto trascrivere il nostro matrimonio contratto oltre 5 anni e mezzo fa in Norvegia.
Ma nostro figlio Luca (e insieme a lui anche la nuova arrivata Alice – perchĂ© la vita delle nostre famiglie per fortuna non si ferma nonostante l’assenza di diritti) continua ad essere un bambino che non ha gli stessi diritti e la stessa dignitĂ degli altri suoi coetanei.
Ho una vita piena, felice e davvero mi reputo fortunato per tutto quello che ho faticosamente costruito e per aver avuto la fortuna e la possibilitĂ di arrivare fino a questo punto.
Ma al tempo stesso ad ogni anniversario, ad ogni ricorrenza, o semplicemente ogni qual volta in cui mi fermerò a pensare io non potrò fare a meno di lamentare quello che mi manca per non sentirmi discriminato dal mio Stato.
PerchĂ© forse oggi, a un anno di distanza, non è “tutto da rifare, da distruggere e riconquistare”, ma di certo c’è ancora molto da fare, da costruire e conquistare.