Riceviamo e volentieri pubblichiamo il ricordo di Marco Pannella scritto da Yuri Guaiana, segretario dell’associazione radicale Certi Diritti.
Il mio primo incontro con Marco è stato davanti al televisore quando da ragazzino pranzavo in compagnia della trasmissione di Gianfranco Funari, uno dei pochi che invitava Pannella dopo essere lui stesso costretto a lavorare solo per un network di TV locali.
È stato l’unico politico che ha saputo parlare al cuore di quel ragazzino che ero allora e che nulla sapeva e nulla capiva di Politica (con la P maiuscola, sì!). In lui mi sono riconosciuto e ho capito di essere radicale anche io. Ancora però non sapevo cosa significasse esattamente e allora sono andato a scartabellare e ho trovato le parole di Marco che mi sono sempre state più care, quelle da lui scritte negli anni di piombo in una lettera ad Andrea Valcarenghi: “Credo sopra ad ogni altra cosa al dialogo, e non solo a quello spirituale: alle carezze, agli amplessi, alla conoscenza, come a fatti non necessariamente d’evasione o individualistici – e tanto più privati mi appaiono, tanto più pubblici e politici, quali sono, m’ingegno che siano riconosciuti”.
In queste parole trovo ancora oggi la molla della mia azione politica ed è in esse che trovo il senso di quella locuzione che Marco ha usato spesso dal 2010 in poi: «Spes contra spem». Per me lui è stato certamente speranza e mi ha dato la forza di «uscire fuori», non come omosessuale, ma come uomo politico che porta nel mondo se stesso e si apre al dialogo con la polis.
Marco mi ha donato tanti amici, che ho imparato a chiamare compagni, poiché con loro ero pronto a condividere il pane della conoscenza e della passione politica. Ricordo ancora la gioia di quando, nel tentativo di creare un gruppo LGBTI a Como, incontrai Luca e scoprii che, oltre ad essere gay era pure radicale. È stato proprio con lui che incontrai per la prima volta Marco in carne ed ossa al pre-congresso dei Club Pannella: dopo averlo ascoltato, me lo ritrovai seduto dietro di noi e fu lui a iniziare a chiacchierare.
Da allora la sua voce mi ha tenuto compagnia tutti i giorni dai microfoni di Radio Radicale, insegnandomi molto più di qualunque altra persona abbia saputo fare. Marco è stato un padre politico, ma nella mia mente ha preso spesso il posto anche del padre reale da cui mi sono sentito rifiutato in quanto gay. Chi meglio dell’uomo che negli anni ’70 ha saputo accogliere il neonato movimento LGBTI italiano del FUORI! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) ed è sempre stato al fianco delle lotte di liberazione individuale delle persone LGBTI, poteva prendere quel posto nella mia mente?
Eppure ci siamo visti molto poco, io e Marco, al punto che un giorno mi scrisse: «non esser cosi avaro di presenze. Comunione dei Santi e Corpo mistico, alla fine, rompono e . . . si rompono,pure».
La storia di questo Paese, del movimento LGBTI italiano e, per quello che vale, la mia storia personale sono debitrici a Marco Pannella. In questi giorni si sprecheranno parole retoriche e magari a qualcuno sfuggirà persino anche un «grazie Marco», ma tutti noi dobbiamo chiederci dov’eravamo quando Pannella si batteva per noi tutti.
Yuri Guaiana, segretario dell’associazione radicale Certi Diritti
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