L’autoironia, si sa, non è dote diffusa tra chi gestisce il potere, specialmente se lo fa in modo totalitario, come Vladimir Putin. Se poi l’ironia viene usata per esprimere dissenso, le cose precipitano. L’ultima notizia che giunge dalla Russia, infatti, è che è stato proibito l’uso e la diffusione dell’immagine che ritirare il presidente truccato da donna. Le ricordate? Sono i meme che iniziarono a circolare poco prima dei giochi invernali di Sochi, quando si invocò il boicottaggio per via delle leggi anti-gay volute proprio da Putin.
Ora quelle immagini sono state incluse nell’elenco delle circa 4000 vietate dall’autorità che si occupa della censura. Non è la prima volta che la versione queer di Putin finisce nei guai. Era già successo quando A. V. Tsvetkov, oppositore del regime di Putin, l’aveva pubblicata sui suoi profili social. L’uomo finì sotto processo e i suoi account sui social network furono chiusi. Come sempre succede con ciò che viene pubblicato in Rete, però, l’immagine era ormai stata condivisa e ripubblicata da altri, diventando virale. Chiudere l’account di Tsvetkov e processarlo non era bastato a fermarne la diffusione.
Ora, però, le autorità russe hanno deciso di includere quelle immagini tra quelle che non si possono pubblicare né condividere sul web o su altri mezzi di comunicazione.
La decisione arriva mentre continuano ad arrivare da Mosca notizie di arresti e morti sospette di oppositori politici e proprio pochi giorni dopo il diffondersi della notizia dei rastrellamenti ai danni di uomini gay perpetrati in Cecenia. Una circostanza negata dalle autorità cecene, secondo cui non ci sarebbero gay da rastrellare, e su cui Mosca non ha dato né conferme né smentite, ma che gli attivisti continuano a denunciare come assolutamente reale.
“Specialmente dopo l’aggravarsi della situazione in seguito ai fatti di San Pietroburgo – conclude Monaco -, le cosiddette verità di regime rischiano di nascondere una neanche troppo ipotetica soppressione delle minoranze e delle opposizioni democratiche da parte di Putin e dei suoi sodali, l’Europa non tema proprio adesso di far sentire la sua voce”.
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