Grande clamore sui social per le parole di Antonietta D’Oria, la sindaca di Lizzano, centro in provincia di Taranto, che sulla sua pagina Facebook ha preso nettamente le distanze dal parroco della sua comunità per la veglia di preghiera contro il ddl Zan, adottato in Commissione Giustizia per contrastare l’uomo-bi-lesbo-transfobia. Le parole di D’Oria non lasciano margine a interpretazione alcuna: «Noi da questa iniziativa prendiamo, fermamente, le distanze» scrive infatti.
«Certo non sta a noi dire quello per cui si deve o non si deve pregare» scrive ancora la sindaca, «ma anche in una visione estremamente laica quale è quella che connota la attuale Amministrazione Comunale, la chiesa è madre e nessuna madre pregherebbe mai contro i propri figli. Qualunque sia il loro, legittimo, orientamento sessuale». D’Oria menziona anche padre Alex Zanotelli e la sua esperienza nella discarica di Corogocho, ricordando ancora che «la Chiesa è la madre di tutti, soprattutto di quelli che vengono discriminati, come purtroppo è accaduto,e ancora accade, per la comunità LGBT».
«A nostro modestissimo parere e con la più grande umiltà» prosegue la prima cittadina di Lizzano, «ci pare che altre siano le minacce che incombono sulla famiglia per le quali, sì, sarebbe necessario chiedere l’intervento della Divina Misericordia. Perché non pregare contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine?» E ancora: «Perché non celebrare una messa in suffragio per le anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo? Perché non pregare per le tante vittime innocenti di abusi?»
E conclude, D’Oria: «Ecco, senza voler fare polemica, ma con il cuore gonfio di tristezza, tanti altri sono i motivi per cui raccogliere una comunità in preghiera. Certo non contro chi non ha peccato alcuno se non quello di avere il coraggio di amare. E chi ama non commette mai peccato, perché l’amore, di qualunque colore sia, innalza sempre l’animo umano ed è una minaccia solo per chi questa cosa non la comprende».
La sindaca, ancora, si è resa protagonista di uno scontro con i carabinieri. I militari infatti avevano cominciato a identificare alcuni cittadini che si erano riuniti in segno di protesta – pacifica – contro la veglia in questione. Dopo questo atto da parte loro, alcuni cittadini si sono lamentati, accusandoli di voler intimorire i manifestanti. La sindaca ha redarguito i militari ricordando loro che manifestare è un diritto costituzionale. E quando il carabiniere ha tentato di giustificarsi, paventando minacce per l’ordine pubblico, D’Oria ha ribattuto: «E allora identificate prima quelli che stanno dentro».
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