Green Pass lede privacy delle persone trans, Cirinnà: “Adeguare le leggi”

La polemica sul Green Pass si tinge d’arcobaleno e tocca, ancora una volta, le persone transgender. A sollevare il caso, la senatrice dem Monica Cirinnà, in un’intervista all’Huffington Post. «Ritengo assolutamente necessario intervenire sulle modalità di verifica del certificato verde, per fare in modo che venga rispettata la riservatezza e che le persone trans non vengano umiliate pubblicamente e costrette a rivelare elementi non necessari della propria identità e della propria storia» ha dichiarato al giornale on line.

Perché il Green Pass è lesivo della privacy

Il Green Pass, nonostante sia una misura necessaria, sarebbe al tempo stesso lesiva della privacy delle persone transgender. Durante il controllo di verifica dei dati e della validità del certificato, infatti, diventa visibile il nome della persona a cui si richiede il certificato. Nel caso delle persone trans, tuttavia, i dati anagrafici potrebbero non coincidere con l’identità di genere di chi deve accedere in un ristorante, in un museo o in una palestra. E così, la persona transgender sarebbe costretta a un coming out forzato, che spesso può essere fonte di grande imbarazzo o motivo di derisione da parte del personale, soprattutto quando non si possiede la giusta formazione per venire incontro a situazioni siffatte.

Cirinnà: “Leggi vigenti inadeguate”

«Siamo di fronte all’ennesima difficoltà che le persone trans in attesa di rettifica anagrafica incontrano nella vita di ogni giorno». Così, sempre a Huffington Post, Monica Cirinnà. «Una difficoltà che deriva dall’inadeguatezza delle leggi vigenti a riconoscere la complessità dell’esperienza di vita delle persone transgender, ma anche dall’insufficiente formazione che si fa, su questi temi, nelle pubbliche amministrazioni, a tutti i livelli. Troppe persone non sanno, e dunque non capiscono, cosa significhi per una persona trans essere continuamente e pubblicamente esposta a un contesto sociale impreparato a riconoscerla nella sua dignità; e a un contesto istituzionale che troppo spesso la misconosce apertamente».

“Intervenire sulle modalità di verifica”

«Ritengo assolutamente necessario intervenire – quantomeno – sulle modalità di verifica del certificato verde» sostiene ancora la senatrice. Lo scopo è quello di rispettare «la riservatezza e che le persone trans» per evitare umiliazioni in pubblico. E per non  «rivelare – oltre ai propri dati sensibili – elementi non necessari della propria identità e della propria storia». Parole che però sono state male interpretate da molti lettori e lettrici dei giornali on line. E che hanno accusato la senatrice di voler creare categorie privilegiate e quindi di esonerare le persone transgender dall’esibire il Green Pass. A tal punto che la senatrice è tornata sull’argomento, proprio sulla sua pagina Facebook.

Il malinteso sul Green Pass nei social

«Qualcuno avrebbe detto che grande è la confusione sotto il cielo» dichiara ancora. «A leggere i commenti al mio post di ieri, e anche qualche pagina di giornale che cita la mia intervista in modo del tutto scorretto, devo dire che è così. Ribadisco allora alcuni semplici punti. La questione non è quella di esonerare alcune categorie di persone dall’uso del Green Pass. Tutto il contrario: si tratta di mettere le persone trans nella condizione di potere usare il Green Pass come tutte e tutti coloro che lo possiedono». La ragione è semplice e di buon senso: «Le persone trans si sono vaccinate, come tante e tanti altri: hanno il diritto di poter usare il Green Pass, strumento utile e necessario per proteggere noi stesse/i e la comunità, come tutte e tutti, senza subire però inutili violazioni della riservatezza e della loro stessa dignità».

Monica Cirinnà punta il dito su un problema concreto. Sta alla politica, adesso, cercare di risolverlo.

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