Rainbow

Diritti delle persone lgbti, l’Italia precipita: 34esima su 49 paesi europei

Puntuale come ogni anno, alla vigilia della Giornata contro l’Omofobia, la Transfobia, la Lesbofobia e la Bifobia, Ilga Europe ha diffuso la “Rainbow Map” e il Rainbow Index. L’associazione, che ne racchiude decine di altre di ogni paese europeo, ha stilato la nuova classifica in base al livello di rispetto e tutela dei diritti delle persone LGBT+ con qualche sorpresa.
Per il quarto anno di seguito, è Malta il paese più friendly con un indice pari al 90%. In fondo alla classifica, al 49esimo posto troviamo l’Arzebaijan con il 3%. Penultima la Turchia (5%).

L’allarme di Ilga

Il rapporto di Ilga Europe parla chiaro: siamo davanti ad una stagnazione e in un “significativo numero di paesi europei” c’è un evidente retrocessione in termini di leggi e di politiche sull’uguaglianza e i diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersex.
“Il messaggio ai governi e alle istituzioni europee è inequivocabile – scrive l’associazione -: non possiamo più ignorare le ripercussioni”.

Per la prima volta, si torna indietro

“Per la prima volta nei dieci anni di storia del Rainbow Index – leggiamo ancora – gli stati stanno tornando indietro perché leggi e politiche spariscono. La Polonia non dà più accesso alla riproduzione medicalmente assistita per le donne single. La Bulgaria ha eliminato tutte le procedure amministrative e legali per il cambio di nome o di genere sui documenti ufficiali per le persone trans. Bulgaria, Ungheria e Turchia sono paesi che scivolano indietro nell’indice. I loro governi non hanno sostenuto i diritti civili e politici fondamentali come la libertà di assemblea, di associazione e la tutela di ci difende i diritti umani. Il risultato è un ambiente insicuro e insostenibile per le organizzazioni LGBTI e chi difende i diritti umani in un numero crescente di paesi”.

La rainbow map 2019

L’Italia scivola verso il basso

Un quadro preoccupante che non lascia fuori l’Italia scesa di due posizioni in un anno.
Il nostro Paese passa infatti dalla 32esima alla 34esima posizione e dal 27 al 22% di ranking. Tra i casi citati dal report il famoso “non esistono” pronunciato dal ministro Fontana a proposito delle famiglie arcobaleno, la partecipazione di Salvini al Congresso delle Famiglie di Verona e la controversa vicenda del patrocinio del Governo. Il “Decreto Sicurezza” del ministro dell’Interno viene definito come “una legge che può far sì che il Paese smetta di offrire protezione alle persone LGBTI che scappano dalle persecuzioni e chiedono asilo su base umanitaria”. Ancora, il report cita il caso dei manifesti contro i padri gay affissi da Pro-Vita per le strade di Roma e fatti rimuovere dalla sindaca Raggi. Non mancano anche i tanti casi di insulti e aggressioni omofobiche denunciate. Tra gli altri, la condanna di Silvana De Mari per avere diffamato la comunità LGBTI, a Torino.

I riconoscimenti non bastano

Ilga cita anche le notizie positive. Come le iscrizioni all’anagrafe dei bimbi con due mamme a partire dal caso di Torino, e le tante sentenze favorevoli ai bimbi delle famiglie arcobaleno. Ma queste storie non bastano neanche a mantenere la posizione dello scorso anno.
Il report è stato chiuso prima che si verificassero altri due fatti. Parliamo del decreto di Salvini sulle carte d’identità e della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione sulle trascrizioni degli atti di nascita dei bambini nati da gestazione per altri. E’ questa la sede per sottolineare che manca, in Italia, una legge nazionale contro la violenza omotransfobica.

Il Rainbow Index 2019

“Il tempo è ora”

“Se c’è mai stato un tempo per dare alta priorità politica sull’uguaglianza delle persone LGBTI, è ora – scrive la Executive Director di Ilga Europe Evelyne Paradis -! Lo scorso anno abbiamo avvisato dei pericoli di pensare che il lavoro era stato fatto. Nel clima politico e sociale attuale, sempre più polarizzato, le leggi e le politiche sono spesso l’unico modo per difendere le comunità LGBTI. Ecco perché abbiamo bisogno che chi prende le decisioni a livello nazionale ed europeo raddoppi gli sforzi per garantire eguaglianza nelle leggi e nelle pratiche per le persone LGBTI”.

Il matrimonio non è tutto

“Per anni abbiamo detto che il matrimonio egualitario era un passo significativo verso l’uguaglianza, ma non era tutto per le persone LGBTI – aggiunge il vice presidente Micah Grzywnowicz -. Per le nostre comunità è cruciale anche che ci siano leggi efficaci per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle persone trans, forti tutele contro la violenza e i discorsi omo-bi-transfobici, la parità di accesso alle tecniche riproduttive e il divieto di intervenire chirurgicamente sui bambini intersex”. “Il nostro indice – prosegue – rende tutto questo più chiaro. I paesi che stanno allargando i loro orizzonti legislativi per abbracciare questa visione dell’uguaglianza per le persone LGBTI sono quelli che stanno andando avanti. Siamo rincuorati nel vedere questi esempi di paesi che si dimostrano leader in questa direzione come il Lussemburgo e la Finlandia hanno fatto negli ultimi anni”.

L’esempio virtuoso del Lussemburgo

Il Lussemburgo è il paese che ha registrato più significativo passo in avanti nell’ultimo anno passando dal ventesimo al terzo posto. Ruolo fondamentale, per contribuire a questo balzo, la modifica della legge sull’identità di genere basata sull’autodeterminazione.

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