Cosa lega la destra radicale – e, in certi frangenti, anche la più estrema – ai movimenti che contestano e si oppongono al progresso civile del nostro paese? Cosa ha portato all’uso politico della religione, soprattutto a partire dalla crisi del più grande partito “cristiano” che l’Italia abbia mai avuto, per poi sfociare nelle crociate contro il “gender”, le unioni civili, l’educazione di genere a scuola, le politiche antidiscriminatorie, il diritto all’interruzione di gravidanza e molto altro ancora? A tutte queste domande prova a rispondere Massimo Prearo, con il suo ultimo volume L’ipotesi neocattolica, di recentissima uscita per Mimesis Edizioni.
La finalità del saggio è evidente: creare dibattito. «Sia per chi sul campo non ha mai smesso di scontrarsi con questi movimenti» dichiara l’autore, sul suo sito, «sia per chi si chiede da dove salti fuori Adinolfi, perché Costanza Miriano non sia per nulla la simpatica mammina che scrive libri a tempo perso, come abbiano fatto i neocatecumenali romani a importare La manif pour tous francese in Italia, come sia riuscito Gandolfini a diventare il riferimento del nuovo cattolicesimo politico, o perché Matteo Salvini sfoggi rosari e invochi madonne e ognissanti ogni due per tre». Un libro di grande attualità, insomma. Sia per capire il presente, sia per affrontare le sfide politiche che la comunità Lgbt+ incontrerà nella sua strada negli anni a venire.
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