Una dichiarazione congiunta contro la legge omofoba voluta da Orban in Ungheria: l’Italia si accoda, finalmente, ai dodici paesi che avevano prodotto un documento – capofila il Belgio – in cui si protesta formalmente contro il provvedimento del parlamento magiaro che vieta di parlare di questione Lgbt+ ai minori di 18 anni. I primi paesi firmatari sono Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Lettonia. L’Italia è arrivata ultima, in ordine di tempo.
Ritardo che ha suscitato, nella giornata di ieri, comprensibili polemiche. Il sottosegretario dem Enzo Amendola ha dichiarato che, prima di firmare, si volevano chiarimenti da Budapest. Ma tale attendismo ha suscitato vibranti critiche, anche dentro il gruppo degli/lle eurodem. «La notizia della “prudenza” italiana» riporta il Fatto Quotidiano «era infatti arrivata al termine di una giornata di polemiche e tensioni». Sia per «la partita Germania-Ungheria che si gioca a Monaco mercoledì 23 giugno». Infatti «alla vigilia del match l’Uefa è intervenuta negando la possibilità di illuminare lo stadio con i colori arcobaleno in segno di protesta proprio con lo Stato ungherese». E, ancora, il caso dell’ingerenza vaticana sul ddl Zan.
L’Italia, alla fine, ha firmato la dichiarazione che condanna la legge omofoba ungherese. Meglio tardi che mai. Ma sarebbe ancor meglio se certe iniziative ci vedessero come paese capofila, e non come ultima ruota del carro.
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