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Draghi su ingerenze vaticane: “L’Italia è uno stato laico, sul ddl Zan decide il Parlamento”

«Il nostro è uno Stato laico, il Parlamento è sempre libero di discutere e di legiferare» così il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in merito alle ingerenze del Vaticano sulla legge Zan. Da oltre Tevere la diplomazia della Santa Sede aveva rilasciato una nota per modificare il disegno di legge, in discussione al Senato. Il premier ha dunque precisato: «Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali, tra cui il Concordato. Ci sono controlli preventivi nelle commissioni parlamentari. Ci sono controlli successivi della Corte costituzionale».

Draghi: “Laicità non è indifferenza”, apprezzamento di Letta e Cirinnà

Draghi ricorda ancora che «la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità». E ancora: «Il governo non entra nel merito della discussione. Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo». Positive le reazioni del mondo politico, in relazione alle parole del premier. «Ci riconosciamo completamente nelle sue parole», ha twittato il segretario dem Enrico Letta. Per Monica Cirinnà si è trattato di «un ottimo intervento  che conferma la necessità di procedere nei lavori parlamentari sul ddl Zan, avendo come faro – con la laicità – la tutela della dignità delle persone».

Le reazioni nel Pd e in Leu

Quindi sono arrivate anche le dichiarazioni di Andrea Marcucci, senatore del Pd: «Si vada avanti con ddl Zan, se ci sono problemi di costituzionalità e di impegni internazionali con Stati esteri nel testo, saranno le commissioni preposte ad indicarlo. La destra ha scelto di non confrontarsi ma di fare melina sul provvedimento». Mentre la capogruppo di Leu, Loredana De Petris, commenta: «Ha fatto benissimo anche segnalare che è il Parlamento e non il governo a dover decidere sul ddl Zan, che oltretutto è una legge di iniziativa parlamentare. Discutere la legge è compito e prerogativa del Parlamento e la legge, bloccata per troppo tempo dall’ostruzionismo leghista in commissione Giustizia, deve essere portata subito in aula».

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