La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Russia per aver rifiutato di registrare lo statuto di tre associazioni con obietivo la difesa delle persone Lgbt+, considerandolo “ingiustificato” e “discriminatorio”, nonché “inaccettabile rispetto alla Convenzione dei diritti umani”
I querelanti sono tre organizzazioni russe, Rainbow House, Movement for Marriage Equality, Sochi Pride House, e i loro fondatori o presidenti. Tra 2001 e il 2006 le organizzazioni avevano varie volte richiesto di essere registrate legalmente, ma invano. Tra le ragioni addotte dalle autorità russe, ricorda la Corte nella sua decisione, il fatto che la promozione dei diritti delle persone Lgbt+ potrebbe comportare la “distruzione” dei “valori morali della società”, causare cali demografici o provocare “discordia sociale o religiosa”.
Le decisioni delle autorità russe “motivate solo da considerazioni riguardanti l’orientamento sessuale sono inaccettabili” secondo la Convenzione europea dei diritti umani, come accaduto in questi casi, ha affermato il tribunale. Solo nel caso di uno dei querelanti sono state riconosciute anche altre motivazioni. Mosca è quindi stata condannata a versare un totale di 36mila euro ai tre richiedenti individuali per danni morali.
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