Tutto è pronto per la parata di domenica 17 settembre, a Belgrado. Marcia che per la prima volta vedrà la partecipazione di un premier serbo: la prima ministra Ana Brnabic.
Quarantuno anni, prima donna a capo della Serbia, lesbica dichiarata, Brnabic si prepara a spezzare un nuovo tabù.
I più scettici hanno anche paventato l’idea che la nomina sia un tentativo di “pink washing” dove Brnabic è semplicemente un burattino nelle mani dell’ex premier Vucic per rafforzare l’immagine liberale del paese in vista della sua adesione all’Unione europea.
La prima ministra rispedisce ogni critica al mittente. Lei stessa ha ribadito più volte, anche in un’intervista a Repubblica, come la Serbia sia diversa da come viene spesso dipinta oltreconfine: “Non siamo il paese ultraconservatore, xenofobo, omofobo immaginato altrove”
Di certo, in Serbia non esistono unioni civili per la comunità lgbt e il matrimonio egualitario è un miraggio esplicitamente vietato dalla costituzione. Leggi contro le discriminazione anti-gay? “Le abbiamo sulla carta ma l’attuazione fa schifo” spiega Goran Miletic, organizzatore del Pride di Belgrado.
“È una società molto omofobica. -ribadisce Miletic- La violenza e la discriminazione sono due problemi cruciali”.
L’appuntamento è per domenica 17 settembre a mezzogiorno alla piazza dei fiori di Belgrado. Si preannuncia una giornata per al comunità lgbt serba, ma la strada dei diritti è ancora lunga.
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