Prima l’episodio di Mondovì dove qualcuno ha scritto, in tedesco, “Qui vive un’ebrea”, con tanto di svastica, sulla porta di una partigiana. Poi quello di Torino, il 27 gennaio. Proprio nella Giornata della Memoria sulla casa di una donna è apparsa la frase “crepa sporca ebrea”. E infine, sempre Torino, altri due biglietti col saluto nazista sulla casa della figlia di un partigiano, nel quartiere Vanchiglia. Sono solo gli ultimi due di una lunga sedie di episodi di matrice neofascista che le cronache di questi mesi ci raccontano.
La concentrazione di episodi proprio a Torino, però, ha spinto il Coordinamento Torino Pride a organizzare una risposta.
L’immagine della manifestazione
“E’ giunta l’ora di scendere nuovamente in piazza – si legge in una nota -, l’ora di camminare insieme al coordinamento “Mai più Fascismi” promosso da ANPI, ARCI, CGIL, CSIL, UIL, ARTICOLO UNO, PCI, PD e rifondazione Comunista e a AICS, Se non ora quando, Terzo Tempo e all’associazione nazionale Treno della Memoria”.
Una grande mobilitazione antifascista e antirazzista organizzata proprio a Torino l’8 febbraio alle 17,30 in piazza Carignano. Il claim è: “veniteci a prendere”.
“I nostri passi sulle orme lasciate vuote nei campi di sterminio – spiega ancora il Coordinamento -. Il nostro cammino sulla strada di casa, la guerra finita, in faccia a qualsiasi tentativo di negazionismo, a qualsiasi rigurgito fascista. Camminiamo insieme noi che, idealmente, indossiamo la stella e tutti i triangoli del sistema della morte in memoria di quanto accadde. Perché non accada ancora”.
Esattamente come, oltre 70 anni fa, chi sapeva taceva e nessuno fece davvero niente per fermare la barbarie dell’olocausto prima che sterminasse milioni di persone, anche oggi, sottolineano le attiviste e gli attivisti torinesi “non possiamo più tacere o saremo colpevoli”. “Ci siamo, veniteci a prendere. Provate a farlo alla luce del giorno e non muovendovi nella notte che vogliamo restituita a chi lavora il terzo turno, a chi veglia in ospedale, a chi si diverte o a chi prepara per gli altri, il pane – prosegue la nota -. Venite, uscite allo scoperto. Conoscete i nostri indirizzi, vi aspettiamo“.
Ma come siamo tornati a questo punto, 7 decenni dopo quei fatti?
“È tempo che la lezione della storia vi venga detta con chiarezza perché è evidente che abbiamo sbagliato – spiegano -. Non siamo stati abbastanza vigilanti, non abbiamo protetto il volo della farfalla gialla della bambina di Terezin. Oggi, quella farfalla diventa vento. Da oggi sarà sui nostri abiti e volerà in alto, illuminerà persino le vostre vite meschine, in alto sopra la cenere dei forni che vorreste tenere accesi. Noi siamo resistenza, noi siamo partigiani e staffette. Noi ricordiamo e agiamo. E ci troverete ad aspettarvi”.
Appuntamento, dunque, a Torino il prossimo 8 febbraio alle 17.30 in piazza Carignano.
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