Dal Regno Unito arrivano i dati di un sondaggio, condotto dalla Health Charity FMA e pubblicato sul FS Magazine che mostrano come un numero impressionante di uomini gay e bisessuali si è rivolto alla pornografia per imparare e conoscere meglio, ovvero istruirsi da autodidatti al sesso omosessuale. Attualmente, nel Regno Unito non ci sono norme affinché l’educazione sessuale comprenda anche i rapporti LGBT, ma laddove sia presente, gran parte dei progetti scolastici sono limitati alla prevenzione dei rapporti non protetti relativamente alla penetrazione.
Tali dati e percentuali sembrano far emergere alcune problematiche. La prima è relativa alla conoscenza della pornografia. Già nel 2003, Olgien con “Pensare la pornografia” afferma che tutti consumano materiale pornografico, ma nessuno sa cosa realmente esso sia. L’erotismo, infatti, è l’espressione più tollerata della nudità quando riferita all’atto sessuale, l’eccitazione nasce e si manifesta semplicemente perché scatenata dall’immaginazione del semplice contenuto erotico.
In Inghilterra, ad esempio, emerge come vi siano dei programmi di educazione sessuale, sottolineando, invece, la carenza di specifici percorsi d’apprendimento al sesso LGBT. In un paese in cui non vi è alcuna regolamentazione sull’educazione sessuale nelle scuole, come l’Italia, pensare di proporre un’educazione sessuale “rainbow” diventa quantomeno insidioso e pericoloso. Perché oltre al pregiudizio sul sesso che ancora viene considerato tabù, si aggiungono i pregiudizi sul mondo LGBT.
Allora che fare? Il consumo del porno da parte dei ragazzi è un fatto reale, dunque creare un clima di discussione, informazione ed educazione faciliterebbe la consapevolezza (in un’ottica preventiva) di ciò che si “consuma” per non cadere in comportamenti disfunzionali quali la pornodipendenza. Nel panorama anglosassone alcuni studiosi (McNair, 2009; Haste, 2013) stanno promuovendo il riconoscimento di una “porno-alfabetizzazione” nel percorso curriculare della scuola statale secondaria.
Il rischio, altrimenti, è che l’individuo cada in “trappole” stereotipiche che rendono meno naturale il rapporto sessuale, alimentando false aspettative sul sesso e sulle prestazioni che possono influire negativamente sulla propria autostima, nel rapporto con i partner fino a forme più disfunzionali di tipo sessuologico e sessuofobico.
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