Un’altra prestigiosa candidatura italiana ad un altro evento LGBT internazionale. Dopo la candidatura di Roma al World Pride del 2025, è di ieri la notizia della candidatura di Milano alla 37esima Convention organizzata dalla “International Gay and Lesbian Travel Association”, nel 2020.
Una candidatura, quella italiana, che si confronta con Israele e Australia, che è significativa per le associazioni LGBT e non solo. Gaypost.it ne ha sentito telefonicamente alcuni dei rappresentanti, per raccoglierne lo stato d’animo.
Lo sintetizza Fabio Pellegatta, presidente del CIG Arcigay Milano a nome del direttivo, che segnala come una simile candidatura sia in primo luogo un riconoscimento a un clima come quello milanese, che è mutato in termini di accoglienza della comunità LGBT nel corso delle ultime amministrazioni cittadine. Un’interessante occasione per cambiare quella classifica, chiosa il portavoce dei Sentinelli di Milano Luca Paladini, che vede il Belpaese primo tra le mete turistiche desiderate dalla comunità LGBT, ma quinto quando nella pratica questa decide di organizzare le proprie ferie.
Una prospettiva che ha provocato la levata di scudi della destra cittadina che, per bocca dell’ex vice sindaco De Corato, si è premurata di far notare come non si tratti di un evento importante, bensì soltanto dell’“ennesima coccola” alla comunità LGBT, a danno dei superiori interessi delle famiglie tradizionali. Il mondo arcobaleno milanese si trova nuovamente unanime.
Il portavoce dei Sentinelli ricorda quando, ai tempi della giunta Moratti, della quale De Corato era vice, una mostra fotografica internazionale sia stata violentemente criticata dalla giunta di destra per la presenza di baci fra uomini”. Se oggi, fa eco Pellegatta, una associazione internazionale può riconoscere Milano come una città moderna, in grado di competere con Sidney, “non è certo merito di De Corato, che anzi dimostra di non avere argomenti” a sostegno di un ostracismo ideologico. “Il vantaggio collettivo per un evento in favore di una comunità, nulla toglie ai diritti delle famiglie tradizionali” conclude Pellegatta, e anzi “dimostra come Milano possa dirsi arrivata “a un grado di civiltà che De Corato evidentemente non conosce”.
(Foto: IGLTA/Instagram)
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