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Leo Varadkar: il medico gay e di origini indiane che vuole guidare l’Irlanda

Ha 38 anni è un medico e si chiama Leo Varadkar. Ma quello che fa notizia è che è apertamente omosessuale e di origini indiane, il candidato al ruolo di premier della Repubblica Irlandese. Aspira a sostituire Enda Kenny, 66 anni, leader del partito Fine Gael per quindici anni e ora dimissionario anche dal partito.

Le sfide sulla laicità

Due anni dopo il voto popolare che ha istituito il matrimonio egualitario nel paese, visto ancora come una roccaforte della tradizione cattolica, se sarà Varadkar sarà scelto dal partito dovrà affrontare non pochi temi scottanti, proprio sul fronte della laicità. Primo fra tutti, quello dell’aborto che in Irlanda è vietato dalla Costituzione. Il tema è attualmente in discussione da parte di un’assemblea popolare composta da un centinaio di persone la maggior parte delle quali sorteggiate tra gli elettori. Il resto, sono state nominate dal governo.

Il referendum sull’aborto

L’assemblea ha ascoltato per settimane diversi soggetti: le organizzazioni di donne favorevoli, quelle contrarie, rappresentanti della chiesa, medici ecc. Alla fine della audizioni, la decisione sottoposta al governo è favorevole all’indizione di un referendum che abroghi l’emendamento costituzionale che proibisce l’interruzione volontaria di gravidanza. Sul referendum, si sono espressi a favore anche diversi membri dell’esecutivo.
Le dimissioni di Kenny, però, hanno segnato uno stop, fino alla scelta del successore, ruolo a cui si candida Varadkar che sotto il governo attuale è stato ministro degli Affari Sociali.

Lo scandalo delle case per ragazze madri e l’immigrazione

E poi c’è lo scandalo delle Mother and Baby home, recentemente emerso grazie al lavoro di una storica.
Nonostante le sue origini indiane, il tema dell’immigrazione non è tra quelli di cui Varadkar si è interessato di più, nella sua attività politica. Le uniche parole spese sull’argomento riguardano la necessità che chi arriva in Irlanda si integri con la società, riconoscendo comunque la ricchezza che i migranti portano al Paese.

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