Un cantante iraniano è stato definito gay e potrebbe essere condannato a morte per via delle leggi che criminalizzano l’omosessualità.
A dare per primo la notizia è stato il giornalista della BBC Ali Hamedani che ha twittato: «Un famoso cantante iraniano della provincia curda di Kermanshah è stato accusato di essere omosessuale e potrebbe rischiare l’esecuzione. L’Iran condanna a morte gli uomini gay».
Secondo The Kurdistan Human Right Network, Mohsen Lorestani, questo il nome del cantante, è stato accusato di «corruzione sulla terra». La definizione sarebbe usata nel Corano in riferimento a «Condizioni di corruzioni, causate da non credenti e persone ingiuste che minacciano il benessere politico e sociale».
L’Iran prevede la pena capitale per gli uomini omosessuali. L’avvocato di Lorestani ha affermato che i crimini ascritti sono avvenuti in una chat privata e che potrebbe essere condannato per questo.
Volker Beck, politico dei Verdi tedesco e attivista Lgbt+, ha detto al Jerusalm Post: «È una perversione di stati ingiusti come l’Iran o l’Arabia Saudita dove la presunta o la vera omosessualità sono considerate come una accusa che ti può costare la vita. È arrivato il momento che la comunità internazionale metta al bando gli stati che puniscono l’omosessualità».
È sempre Beck a dare un po’ di dati: «Il regime iraniano ha condannato a morte tra i 4mila e i 6mila gay e lesbiche dalla rivoluzione islamica del 1979».
A inizio anno il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif aveva affermato che la pena di morte era ancora prevista perché il paese ha i suoi «principi morali e bisogna vivere seguendoli. Questi principi morali riguardano i comportamenti delle persone in generale. E questo significa che la legge deve essere rispettata e tutti devono obbedirvi».
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