Il titolo incriminato
Repubblica ha fatto arrabbiare davvero tutti. Grande è la reazione, infatti, sui social di personaggi politici, esponenti del movimento Lgbt, singole persone sull’articolo che minimizza l’impatto delle unioni civili. Articolo che ha scatenato non solo l’indignazione dei più, ma anche una rocambolesca marcia indietro da parte del secondo quotidiano italiano, il cui effetto sembra essere, tuttavia, quello di una toppa peggiore del buco che si vuole coprire.
Com’era immaginabile, i primi a reagire sono proprio Matteo Renzi e Monica Cirinnà. L’ex premier affida a un tweet la sua idea in merito: «Unioni civili, siamo orgogliosi di quella legge. Flop? I diritti non si contano. Si contano i voti, non i diritti». Gli fa eco, da Facebook, la senatrice dem: «Leggo con stupore che un importante quotidiano ha affermato che 2800 unioni civili in Italia sarebbero un flop. Se fosse vero il numero – e lo verificheremo nei prossimi giorni con i dati ufficiali – credo che, invece, sia un fatto straordinario». La parlamentare del Pd ricorda inoltre: «A chi pensa di fare polemiche sulla pelle e sulla vita delle persone rispondo che su temi così sensibili serve molto, ma molto, più rispetto e obiettività. Da 0 a migliaia, anche in matematica oltre che nel buon senso, non c’è nessuna frenata».
Monica Cirinnà su Facebook
Toni non meno critici arrivano anche dalla gay community. Cathy La Torre, di Gaylex, ironizza: «Repubblica titola: Unioni civili un flop. Dunque se passa la legge sul fine vita dobbiamo organizzare un suicidio di massa per non scontentare la redazione di Repubblica?!». Francesco Lepore, caporedattore di Gaynews, su Facebook, dichiara: «La collega Liana Milella dovrebbe chiedere scusa a tutti* per l’opera di disinformazione scientemente attuata su “La Repubblica”» ricordando che «se anche solo due persone dello stesso sesso avessero costituito un’unione civile o addirittura nessuna coppia l’avesse fatto, ciò non inficerebbe affatto il valore della legge 76».
Critiche anche dalle realtà associative: «i diritti non sono un prodotto immesso nel mercato, di cui si misura il successo attraverso i dati di vendita. All’indomani dell’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza, nessuno si sarebbe sognato di contare gli aborti e misurare un “flop” o un “boom”. E analogamente, se mai questo Paese riuscirà ad attraversare il tema dell’eutanasia, sarebbe mostruoso il giorno dopo attendersi una “corsa”. I diritti non sono quella roba lì, sono questioni universali anche quando riguardano concretamente solo tre persone. Nel merito: rispetto a quale parametro le 2.800 unioni civili vengono definite un “flop”?» dichiara Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay.
Gabriele Piazzoni
Il quotidiano, intanto, fa dietrofront: cambiando il titolo dell’articolo e correndo ai ripari con un pezzo di Maria Novella De Luca intitolato “Unioni civili, perché è una conquista straordinaria aldilà dei dati” (avete letto bene: aldilà!). La giornalista sembra non capire che non si contestano i dati, ma l’approccio che sembra svilire le unioni stesse.
E risulta ormai difficilmente credibile, ai nostri occhi, un giornale che ha ospitato in passato lettere contro il cosiddetto “utero in affitto” – dando legittimità a omofobi e femministe della differenza contro i padri gay – mentre al Senato si preparava la discussione sulle stepchild adoption (contribuendo a confondere il dibattito e a indebolire la legge stessa) e dove oggi leggiamo: «Repubblica ha sostenuto la legge Cirinnà sin dall’inizio e in tutto il suo difficile percorso parlamentare». Insomma, sembra si sia persa una buona occasione per fare un dibattito serio sull’argomento. O per tacere, in alternativa.
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