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Dimmi come mangi e ti dirò che sessualità hai

Cibo e sessualità sono importanti aspetti della vita dell’essere umano e sono due aspetti che vanno sempre a braccetto perché all’interno del cervello condividono lo stesso circuito neurale, ovvero quello del sistema limbico relativo alla gratificazione, con gli stessi mediatori neurochimici.
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono considerati malattie tipiche del mondo contemporaneo e delle società ad alto reddito. Sono legati all’accettazione della propria sessualità e femminilità: la maggioranza delle ragazze anoressiche ha disturbi del ciclo mestruale o non ce l’ha affatto.

Tali disturbi, possono essere letti anche in chiave sessuologica, in quanto il rifiuto del cibo può trovarsi in collegamento con il rifiuto di sesso; al contrario le abbuffate di cibo tipiche della persona bulimica possono trovare riscontro anche nel comportamento sessuale. L’affamata di sesso, infatti, riporta a tavola l’iperfagia che ha sia in relazione ai partner che in relazione al cibo. Il rifiuto del sesso, nei casi di anoressia è frequente; mentre una sessualità disfunzionale (intensa, frequente, vorace, ma senza piacere) è caratteristica della condizione bulimica.

Che rapporto hai col cibo?

Che tipo di rapporto hai con il cibo? Le possibili risposte sono: “mi serve per vivere”, il cibo cioè è uno strumento; “mi piace mangiare bene, assaporo il cibo, mi piace sentirne il profumo, me lo gusto proprio”, sottolineando il suo aspetto edonistico; “mi piace mangiare in compagnia, da solo mi viene la depressione quindi mangio male”, dando rilevanza ad aspetti di convivialità ed affettività al cibo. “Quando mi prende l’angoscia, mi abbuffo; è più forte di me, mangio qualsiasi cosa, basta che mi calmi un po’ l’ansia, almeno per un po’. E’ che poi mi prende lo schifo per me, vomito e ricomincio”. Viene raccontato come un inferno un comportamento alimentare compensatorio e difensivo (Graziottin, 2014).

Sessualità e DCA

Dunque, nel caso dell’anoressia, oltre al rifiuto del cibo vi è una chiusura del desiderio sessuale, un rifiuto per gli aspetti della sessualità, compreso il bacio o una semplice frequentazione di un partner che, infatti, talvolta viene scelto “a tavolino”, deciso, con il quale si dovrà entrare in contatto corporeo e sessuale il meno possibile. Nel caso della bulimia, invece, viene mostrato un comportamento seduttivo volto al raggiungimento di più rapporti, al fine di colmare il vuoto interno che viene avvertito e che potrebbe essere espulso, in un secondo momento, con condotte di eliminazione, in quanto la persona bulimica, non riconoscerebbe quel contenuto come suo.

Questo tipo di comportamenti sono dovuti a differenti fattori. Uno di questi, in particolare, è rappresentato dalla pubertà. In effetti, i DCA insorgono soprattutto durante il periodo adolescenziale, ovvero in quel particolare momento di vita che porta con sé delle trasformazioni a livello fisico e psichico, spesso difficili da accettare e che portano l’individuo ad interfacciarsi col mondo dei giovani adulti. La paura e l’insicurezza di questo passaggio, talvolta, possono portare ad evitare il confronto con questa crescita e soprattutto il confronto con il proprio desiderio e quello dell’altro diverso da sé (Castellani e Speranza, 2000).

La psicoeducazione

I dati relativi ai DCA sembrano indicare una diminuzione del comportamento alimentare (e sessuale) di tipo restrittivo a favore di un aumento del fenomeno del binge, ovvero dell’“abbuffata”, sia alimentare che sessuale. Ed è una problematica che non coinvolge più unicamente le donne, ma che si sta estendendo anche alla popolazione maschile.

L’elemento caratteristico dei DCA sembra ruotare principalmente alla distorsione della propria immagine corporea e delle aree che sono collegate a questa, quali la voglia di essere accettati dalla società, il desiderio di essere magri e sicuri di sé (Ricca et al., 2007). Intervenire nei DCA non vuol dire unicamente lavorare in percorsi individuali, ma significa poter pensare anche a piani preventivi di informazione e psicoeducazione che facciano prendere consapevolezza di una cultura della magrezza e di come i mass media possano indurre distorsioni nell’immagine corporea e talvolta in senso negativo.

Il senso critico verso i modelli imposti

E’ importante, poi, sviluppare negli adolescenti un atteggiamento critico verso i differenti mezzi di comunicazione, alfabetizzando ai mass media. In ultimo, educare a sentire il proprio corpo e a riconoscere i propri bisogni potrebbe essere un passo complesso, ma importante affinché alimentazione e sessualità possano integrarsi in modo equilibrato e in un’ottica di benessere all’interno della vita di ciascun individuo.

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