La decisione della sindaca Chiara Appendino di iscrivere all’anagrafe il Niccolò Pietro riconoscendo entrambe le sue mamme, non è andata giù alla diocesi.
In un editoriale pubblicato su “La voce e il tempo”, settimanale edito dalla curia torinese, si attacca direttamente la prima cittadina. Lo riporta Repubblica.
“Si può pensare che una legge dello Stato venga applicata a libera discrezione degli 8 mila Comuni d’Italia, ciascuno secondo il proprio orientamento – si legge -? No, lascia davvero sconcertati lo strappo operato lunedì scorso dall’Amministrazione torinese”.
La Curia parla di “rifiuto delle basi della vita democratica”. “La fuga in avanti del Comune di Torino lascia sconcertati perché rifiuta le basi della vita democratica – si legge ancora nell’editoriale firmato dal direttore Alberto Riccadonna -, autorizzando il pensiero che le leggi siano valide solo per i cittadini che le hanno approvate”.
“Lo scriviamo con totale rispetto verso la sensibilità delle persone coinvolte in queste vicende – aggiunge Riccadonna -, ma crediamo che la richiesta di maternità o paternità da parte delle coppie omosessuali apra questioni troppo delicate per essere affrontata ‘forzando la mano’ alla legge”. Il direttore del settimanale cattolico, poi, ricorda il no della Chiesa al riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso. “Il desiderio di maternità, come altri desideri della vita, non è realizzabile ad ogni costo” conclude Riccadonna.
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