Non c’è dubbio: da quando il tabù del sesso ha lasciato il posto a quello della morte le storie d’amore hanno dovuto affrontare tutta una nuova serie di problemi. Un disagio che si è ben riflesso nel cinema il quale, dopo una lunga, lunghissima tradizione di romanticismo si è dovuto confrontare con il fatto che la componente emotiva di un rapporto, se e quando presente, può tranquillamente essere rimpiazzata dalla comunione dei corpi, senza altri tipi di implicazioni.
Weekend, seconda avventura cinematografica del talentuoso Andrew High, indaga i paradossi e le discrepanze dell’identità omosessuale post identità politica, evitando il superfluo ed i cliché tipici della cinematografia del genere a vantaggio dell’apparente banalità dell’attrazione sessuale e delle sue (eventuali) conseguenze. Girato con un budget ridotto in poco più di due settimane, il lungometraggio senza pretese ma estremamente sicuro di sé osserva in maniera sincera, quasi documentaristica, il trasformarsi della one-night stand di due giovani uomini inglesi in qualcosa di più serio. Girato sotto lo struggente cielo di Nottingham, il titolo vede l’affidabile ma avveduto Russell (Tom Cullen) intento a concludere la sua serata in un locale gay, per svegliarsi la mattina seguente nel suo appartamento in compagnia di Glen (Chris New), un moderno e disincantato bohémien dalla battuta pronta. Dopo una notte di sesso Glen tira fuori un registratore ed impone a Russell di mantenere la promessa fatta la sera prima: descrivere il loro incontro (che il pubblico non ha avuto modo di visualizzare). Russell non è a proprio agio a parlare in modo esplicito, Glen d’altra parte sembra essere ben conscio di sé stesso e dello scopo del suo progetto, determinare cosa impedisce ad un omosessuale di essere ciò che vuole essere.
Forte della massima “l’amore è uguale per tutti” Andrew Haigh si dimostra da subito un cineasta dalla forte personalità ed in possesso della giusta sensibilità per portare sullo schermo l’intima e delicata relazione tra i suoi personaggi. Che si tratti di televisione o cinema il regista trasforma le piccole emozioni quotidiane in pietre miliari della vita dei suoi protagonisti.
Il lungometraggio debutta oggi nelle sale italiane (a cinque anni dalla sua presentazione negli Stati Uniti) in sole 10 copie. La distribuzione Teodora Film avrebbe sperato di avere più sale a disposizione ma l’affollamento di titoli e lo scandaloso (quanto inconsistente) giudizio negativo della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI (“sconsigliato, non utilizzabile/scabroso in quanto legato solamente alle tematiche droghe ed omosessualità”) ha precluso l’accesso a molte sale del “circuito d’autore.” L’unica speranza per rendere possibile una più ampia diffusione della pellicola nel corso della seconda settimana di programmazione è che il film raggiunga una buona media di incassi nel primo weekend. Non avete più scuse, potete trovare a questo link l’elenco delle sale di programmazione ed i relativi orari, vi assicuriamo che saranno 97 minuti ben spesi.
“… per questo affermo serenamente che la CEI fa schifo”
Cesare Petrillo, responsabile Teodora Film
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