Il ministero della Salute fa, finalmente, chiarezza sul ricorso alla Ru486, la cosiddetta pillola abortiva: non servirà il ricovero per assumerla. Smentita, così la posizione della presidente dell’Umbria Donatella Tesei.
Il Consiglio Superiore di Sanità ha risposto alla richiesta di una valutazione giunta dal ministro Speranza.
“Le evidenze scientifiche sono molto chiare – ha dichiarato Speranza a Repubblica – il Consiglio Superiore di Sanità e le società scientifiche hanno espresso un parere favorevole univoco. Queste nuove linee guida sono un passo avanti importante e rispettano pienamente il senso della legge 194, che è e resta una norma di civiltà nel nostro paese”.
Adesso manca solo una verifica dell’Agenzia italiana del farmaco, che dovrebbe essere una formalità. Il Consiglio Superiore di Sanità indica anche che l’aborto farmacologico può essere praticato fino a 63 giorni di gestazione. Si supera, così, supera la limitazione di 7 settimane in vigore finora.
Le donne che intendono fare ricorso alla Ru486 possono rivolgersi al consultorio o ad un ambulatorio. Lì potranno accedere al farmaco senza ricovero e tornare a casa mezz’ora dopo la somministrazione. Bisognerà, poi, sottoporsi ad una visita di controllo 2 settimane dopo l’assunzione.
Gli esperti del ministero sconsigliano l’assunzione dalla pillola abortiva a donne molto ansiose, con una bassa soglia di sopportazione del dolore o che vivono in condizioni igieniche precarie.
Il tema era tornato all’ordine del giorno a giugno fa quando la Regione Umbria aveva imposto il ricovero in ospedale alle donne che volevano fare ricorso alla Ru486. La decisione della presidente Tesei aveva suscitato polemiche e proteste, non solo in Umbria. Da lì, la decisione di Speranza di chiedere una valutazione al Consiglio Superiore di Sanità, arrivata oggi.
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