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“Bisognerebbe sparare a tutti i gay”: il prete predica così alla cerimonia per una donna morta suicida

“Bisognerebbe sparare a tutti i gay” Così un prete greco-ortodosso ha predicato durante la commemorazione in memoria di una donna che si è uccisa perché non accettava la sua sessualità. Poi, il prete ha invitato i presenti a votare no all’imminente consultazione popolare sul matrimonio egualitario. È successo a Melbourn, in Australia.
Lo ha raccontato a news.com.au Liz Tasipoulos, che era presente alla commemorazione.

Tutti sotto shock

“Il prete urlava verso di noi che (il matrimonio egualitario, ndr) è blasfemia. I commenti erano così offensivi che non riuscivo a smettere di piangere. Secondo la tradizione ortodossa, la cerimonia si è svolta quaranta giorni dopo la morte della donna. Tra i presenti c’era anche la famiglia della donna, anche per questo l’invettiva del prete ha lasciato di stucco molte persone.

Alcuni abbandonano la cerimonia

“Quando una donna si è alzata dicendo che lei avrebbe votato sì – ha raccontato Tasipoulos – il prete le ha urlato: “Vergogna!”. Lei è andata via e tutti l’abbiamo seguita perché la ragazza morta era gay”. È stato allora che il prete ha ha detto che bisognerebbe sparare a tutti i gay. “Urlava contro tutti noi che eravamo sotto la pioggia” ha continuato la testimone.

“Non tornerò più in chiesa”

“Sono talmente disgustata che non tornerò mai in chiesa – ha garantito la donna -. Un ragazzo piangeva. Ho tentato di consolarlo perché aveva appena trovato il coraggio di fare coming out. Gli ho detto che Dio lo ama, che noi lo amiamo, di ignorarlo. E intanto il prete ci urlava che è blasfemo”.

Il prete: “Non ricordo”

Incredibilmente, il sacerdote ha spiegato di non ricordare di avere detto quelle cose e si è scusato. Secondo alcuni che hanno difeso il prete su Facebook, l’uomo avrebbe detto “la mia bocca è la mia pistola” in greco e che la frase sarebbe stata tradotta male o fraintesa dai presenti. Nessuno, però, ha negato che il predicatore fosse diventato inspiegabilmente agitato quando gli sono state contestate le sue frasi discriminatorie e offensive.

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