Un pride carico di violenza quello svoltosi lo scorso sabato a Lublin, Polonia, dove alcuni estremisti di destra sono intervenuti lanciando uova, bottiglie e petardi contro i manifestanti.
Gli attivisti e le attiviste polacche hanno marciato a fianco un nutrito cordone di polizia mentre, dalla parte opposta, i contestatori cercavano di bloccarli brandendo striscioni, molti dei quali paragonavano l’omosessualità alla pedofilia.
La polizia in tenuta antisommossa ha utilizzato sia il gas che i cannoni ad acqua nel tentativo di disperdere la folla. Molti testimoni hanno raccontato di aver visto alcuni attivisti presi a calci e pestati mentre venivano loro urlati insulti omofobi.
Tra questi la diciottenne Alicja Sienkiewicz, la quale ha partecipato alla manifestazione in sedia a rotelle, che si è ritrovata circondata da un gruppo di uomini che le hanno lanciato addosso dei petardi.
Lublin è considerata una città molto conservatrice e il Pride, nella sua secondo edizione, ha suscitato molta attenzione soprattutto in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 13 ottobre. In città il clima è sempre più teso tanto che Bartosz Staszewki, organizzatore del Lublin Pride, ha raccontato che nei giorni precendenti hanno ricevuto minacce di morte.
A gettare benzina sul fuoco ci pensa Jaroslaw Kaczyński, leader del partito Diritto e Giustizia (PiS), il quale ha preso di mira pubblicamente la comunità Lgbt+ e i Pride, bollandolo questi come «fenomeni da baraccone che vanno smascherati e aboliti».
In attesa dell’esito delle urne, il PiS e l’ala destra e conservatrice della politica polacca sono dati per favoriti e i sondaggi ne pronosticano una facile vittoria. Secondo gli analisti politici contatti dall’agenzia Reuters, la strategia del PiS è quella di solleticare la pancia degli elettori più conservatori disegnando il movimento per i diritti dei gay come una distinta “minaccia” per l’identità polacca.
Uno dei primi risultati di questa propaganda è l’aumento della tensione intorno alla questione dei diritti e dell’esistenza stessa delle persone Lgbt+ tanto che sarebbero almeno trenta le città che vorrebbero diventare “Lgbt+ free”, ovvero senza omosessuali. Iniziativa sostenuta anche da un giornale conservatore che, nel corso della manifestazione, ha distribuito volantini e adesivi con la scritta “Lgbt free zone”.
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