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Sanremo, terza serata: facciamo presto stasera, che domani la gente lavora

E siamo alla terza serata del Festival di Sanremo. Che detta così suona come una minaccia, ce ne rendiamo conto. Ma converrete che, dopo la serata di ieri che è stata spaventosamente lunga – oltre a non averci regalato niente di paragonabile alla performance di Achille Lauro e che ha fornito una boccata di aria fresca con il twerking di Elettra Lamborghini – un po’ di paura ti viene. Soprattutto se pensiamo che stasera si esibiranno tutti e ventiquattro i/le big in gara. Per cui Dio, o altro dio a vostra scelta, ce la mandi buona. A cominciare dalla logorrea di Fiorello.

Che palle Fiorello!

Sì, diciamocelo: che palle. Fiorello ieri sera sembrava quel compagno di banco, per altro non particolarmente sveglio, che insisteva sulla stessa battuta per cercare di attirare, se non una risata, almeno l’attenzione su di sé. Avete presente tutte le volte che usava parole che finiva per -ismo? Ebbene, a quanto pare l’ha presa benissimo l’accusa di sessismo che hanno fatto al suo amico Amadeus per quell’infelice battuta sul “passo indietro” delle donne rispetto agli uomini. E quindi vai di “fiorismo”, al momento di consegnare i fiori, “manismo” per non ricordiamo bene quale ragione – quando resti impresso nella coscienza, insomma – e altre catastrofi lessicali per cui elevi al rango di sinfonia imprenscindibile, per altro rimpiangendola, la musichetta delle comiche di Benny Hill. Giudizio analitico a posteriori: farcela mai.

Sanremo e le cover: quando il terrore diventa concreto

Un momento dell’esibizione di Elettra Lamborghini

E poi c’è la storia delle cover. Come sappiamo, stasera «si esibiranno tutti e 24 i campioni che saranno giudicati dai membri dell’Orchestra. In questa occasione, a differenza del passato, la serata delle cover influirà sull’esito della gara, e quindi al termine delal terza serata si formerà una nuova classifica». Il terrore si fa dunque cupa certezza nell’orizzonte degli eventi possibili. Perché, tornando a parlare della conduzione dei nostri due eroi, se il tempo dedicato alle loro gag da terza media supera quello che serve per far esibire due cantanti in gara, mandare tre tornate di spot, vedere una puntata di Luna nera su Netflix e attendere che Salvini si metta a dieta, così come abbiamo visto ieri, è probabile che tra l’inizio di Sanremo e il quarto cantante si debba celebrare il funerale di Rita Pavone, che c’ha una certa età. Giudizio sintetico a priori: aridatece lo spilungone siciliano.

Tiziano Ferro VS Jon Snow

Enigma Tiziano Ferro. Non abbiamo capito il perché della sua presenza. I maligni, sui social, ipotizzano un mutuo da pagare e la necessità di far cassa. Stessa cosa che si è detta della reunion dei Ricchi e Poveri con tanto di rientro di Marina Occhiena (che fa tanto rientro del personaggio di cui si è sempre sentito parlare nella soap che mandano in tv da trentacinque anni). Di Tiziano – detto Titti dai suoi fanS (sì, scritto così) – per il momento abbiamo potuto apprezzare le arcate dentali sfoderate ogni otto secondi, quasi a ricordarci quanto è bella la vita quando sei vip e ti chiamano sul palco dell’Ariston. E grazie al cazzo, diceva il sommo poeta. Ma, a sentire sempre i suoi supporter, la performance non rende. Eppure ce lo troviamo lì, anche lui ogni due per tre. Con quella sensazione di angoscia che ti prendeva quando, leggendo Il Trono di Spade, beccavi il capitolo relativo a Jon Snow. Critica della ragion pura a tutto ciò: anche meno.

Facciamo presto, che domani la gente lavora

Per il resto, speriamo ancora in qualche colpo di scena, credendo in Mika e auspicando che il passaggio di Benigni non lasci morti e feriti. Di noia. Perché Sanremo è Sanremo, lo dice anche il jingle. Ma a tutto c’è un limite. Come la nostra pazienza. E come la notte che, inesorabilmente, passa. Che domani qua la gente va a lavorare e la sveglia, a una certa, suona.

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