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Roma: trovata senza vita Vittoria, donna trans brasiliana

Il corpo senza vita di una donna trans è stato ritrovato lo scorso 30 marzo su viale Palmiro Togliatti all’incrocio con via Franco Angeli, a Roma. La notizia, però, è circolata solo oggi.
A ritrovarla è stata una donna che abita in zona, vicino all’ex mattatoio, un’area piuttosto isolata in cui tante ragazze si prostituiscono.
I quotidiani romani raccontano che al momento del ritrovamento il corpo fosse seminudo e già in avanzato stato di decomposizione, segno che il decesso della donna risale ancora a prima, e che non presentasse evidenti segni di violenza.
Non si conoscono ancora le cause della sua morte e ora sulla vicenda indaga la magistratura.

Quel poco che sappiamo di lei

Quello che sappiamo, invece, è che si chiamava Vittoria, era brasiliana, aveva un’età imprecisata tra i 40 e i 50 anni e che non godeva di buona salute né dal punto di vista fisico né da quello psicologico.
“Vittoria non stava bene, né fisicamente né mentalmente, sembra che avesse smesso di curarsi e deciso di abbandonarsi alla morte – scrive su Facebook Cristina Leo, del Coordinamento Lazio Trans -. Non so molto altro, non so se è tutta la verità, ma la solitudine che si respira su quei marciapiedi di notte è distruttiva per chi si ritrova da sola contro il mondo in un Paese che non è il proprio, in una lotta quotidiana per la sopravvivenza…”

La morte di tante donne trans

“La morte di Vittoria è la morte delle tante donne trans che si sono susseguite negli anni, morti di cui nessun@ parla, di donne trans morte per overdose, o che si sono lasciate morire per le brutture di una non-vita… – prosegue – Tante, troppe… La morte appare l’unica via di uscita da una vita fatta di dinieghi e di umiliazioni, di rifiuti e di abbandoni… Lo Stato, la Società, tutt@ sono e siam@ responsabili di queste morti generate dalla indifferenza e dalla solitudine, dal peso di sentirsi privat@ della propria dignità”.

Vittime di transfobia

“Queste donne trans non sono vittime di se stesse – conclude Leo -, ma di una transfobia e transmisoginia istituzionalizzata e sociale, che continuano a mietere giornalmente le loro vittime fra le persone più fragili… Non può andare avanti così… Dobbiamo cambiare queste Paese… Riposate in pace, amiche care… Noi lotteremo anche per voi”.

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