Continua l’odissea di Patrick Zaky il giovane studente egiziano, iscritto all’Università di Bologna e detenuto nelle carceri del suo paese d’origine con l’accusa di “propaganda contro lo stato”. Secondo un’emittente egiziana, infatti, «l’omosessualità era l’oggetto del suo studio». Per questa ragione, «dall’Italia Zaky voleva screditare e attaccare il governo egiziano». Una tv privata, ma controllata dal governo, secondo La7. Capo d’imputazione surreale, se visto con gli occhi di chi vive in una moderna democrazia. Ma sufficiente a rimanere ingiustamente in carcere.
Patrick Zaky, inizialmente, è stato «detenuto a Mansoura, città di origine della sua famiglia». Quindi «è stato spostato al Cairo a marzo». Qui, «a causa dell’emergenza Covid, non ha potuto incontrare familiari né avvocati. La mamma ha potuto finalmente vederlo soltanto a settembre e lo ha trovato dimagrito e stanco, ma anche determinato a non farsi piegare e desideroso di continuare gli studi in Italia» si legge ancora su Repubblica.it.
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