Gentilissima Ministra Lamorgese,
approfitto della sua recentissima nomina per permettermi di sottoporre alla Sua attenzione una questione che, sebbene possa sembrare marginale, è invece di cruciale importanza, specialmente per una repubblica democratica relativamente giovane come la nostra.
L’occasione mi è data dallo spettacolo indegno a cui siamo stati costretti ad assistere, ieri, fuori da Montecitorio. E’ solo l’ennesimo di una lunga lista di episodi che hanno origini radicate nel tempo e che non hanno trovato, nei suoi predecessori, un’adeguata risposta.
Va da sé che non mi riferisco alla legittima protesta di quelle forze che non hanno condiviso l’evoluzione della crisi di governo. Penso, piuttosto, a quelle braccia tese, evocazione inequivocabile di un regime dittatoriale, violento e contrario ad ogni forma di libertà.
Vuoi per mancanza di coraggio, vuoi per interesse personale, il tema del neofascismo è sempre stato sottovalutato. Per anni relegato ad una questione di scontri di piazza tra neofascisti e antagonisti, il problema ha, negli ultimi anni, travalicato i confini istituzionali.
Ci siamo ritrovati nelle consultazioni elettorali formazioni che si autodefiniscono “fascisti del terzo millennio”, ci ritroviamo nelle piazza (autorizzati!) cortei di evidente ispirazione nazifascista, con tanto di simboli, slogan, canti che nessuno che sia in buona fede può fraintendere.
E non si tratta “solo” (come se non fosse già sufficientemente grave) di ispirarsi in linea teorica a quelle forze che hanno segnato l’epoca più nera del secolo scorso, che si sono macchiate di genocidi, che hanno basato il loro potere sulla violenza e sulla negazione della libertà.
Si tratta di formazioni dedite alla violenza anche fisica. Lei è una prefetta, una donna delle istituzioni: ha certamente accesso alle informative più facilmente di quanto non possa avere io. Ma le basta qualche veloce ricerca su internet per imbattersi in notizie di cronaca che sono solo la spia di quale pericolo questi soggetti rappresentino per il nostro paese.
Cito, solo a titolo esemplificativo, i “bangla tour” durante i quali attivisti di Forza Nuova prendono di mira cittadini del Bangladesh per il solo gusto di aggredirli. Attività per niente scindibile da quella più prettamente politica, come ci raccontano sempre le cronache.
Cito, ancora solo come esempio, i raid squadristi degli attivisti di Casa Pound di Bari che hanno portato alla chiusura della sede della formazione, confermata in Cassazione.
Abbiamo attraversato un’estate, per aggiungere esempi, caratterizzata da aggressioni a ragazzi colpevoli solo di indossare la maglietta “sbagliata”. Abbiamo visto aggressioni a giornalisti che non facevano altro che il loro lavoro di documentare la piazza e blitz nelle sedi dei quotidiani. L’elenco sarebbe lungo e questi sono solo i casi più recenti. Ma come ho già detto, Lei ha tutti gli strumenti per reperire informazioni più dettagliate e circostanziate. E sono certa è già consapevole del clima di odio che queste e altre organizzazioni simili alimentano nel nostro paese. Ma per fare una sintesi estrema, parliamo di formazioni che hanno la loro cifra politica nell’odio, nel razzismo, nella violenza, nell’omotransfobia e nella discriminazione. In una parola, nel neofascismo.
Sappiamo che Lei, a differenza di chi l’ha preceduta, non usa i social network. Ma non le sarà sfuggita la notizia della decisione del CEO di Facebook e Instagram, Mark Zuckerberg, di chiudere le pagine che queste organizzazioni avevano aperto sulle sue piattaforme. Una decisione tardiva, a mio avviso, ma pur sempre benvenuta. “Qui non c’è spazio per l’odio” spiega l’imprenditore.
Non c’è spazio per l’odio in un luogo, popolarissimo, ma privato perché chi lo gestisce vuole tutelare l’intera comunità. Tutela, è la parola chiave.
Mi permetta di ricorrere ad una voce più autorevole della mia. Per quanto il pensiero di Popper in ambito economico sia parecchio distante dal mio, su una cosa il filosofo austriaco aveva ragione: una democrazia non può essere tollerante verso gli intolleranti, a meno che non voglia soccombere. Tanto meno se quella democrazia si basa proprio sulla vittoria sul regime fascista, su una Costituzione nata dal sangue dei partigiani e delle partigiane, di ogni colore politico, che ci hanno liberati dall’oppressione di una dittatura.
Ci chiediamo, in tanti, come sia stato possibile permettere a forze simili di partecipare alle competizioni elettorali.
Una democrazia come la nostra non può tollerare chi a quella dittatura si ispira, ne usa i metodi, ne auspica il ritorno. Non può più tollerare chi dileggia quella costituzione e quella storia urlando nelle piazza “mai più antifascismo” quando l’urlo di tutte le italiane e gli italiani, a prescindere dall’appartenenza politica, dovrebbe essere “mai più fascismo”.
Per queste e per molte altre ragioni, Ministra, le scrivo chiedendole di avere il coraggio che altri non hanno avuto. Sciolga questi e gli altri gruppi neofascisti, le dichiari ufficialmente per quello che sono: illegali, antidemocratiche, senza alcun diritto di cittadinanza nella nostra società.
Dimostri quella discontinuità di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane e, soprattutto, dimostri che le istituzioni sono dalla parte di quelle cittadine e quei cittadini che quotidianamente combattono l’odio nei posti di lavoro, con le associazioni, in eventi culturali, nelle proprie famiglie, nelle scuole.
Non li lasci soli: sono loro l’Italia migliore.
Caterina Coppola
Giornalista e antifascista
(foto di copertina: Il Fatto Quotidiano)
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