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Gpa, autodeterminazione, questione trans: chi è dentro o fuori il movimento Lgbt?

Da diversi mesi vediamo, nel nostro movimento, militanti che esprimono idee e prese di posizione che diremmo contro alcune categorie e alcune battaglie specifiche. Sono ancora “fresche” le recenti, e roventi, polemiche contro Arcilesbica e le sue posizioni Terf (contro le persone trans). Sempre a certe latitudini, notiamo una preoccupante convergenza con quei movimenti, radicali ed escludenti, che auspicano il reato universale contro la Gpa (al netto della questione, per quel che ci riguarda, significa mandare in galera i padri gay che si sono rivolti all’estero per una surrogacy) e che riducono il ruolo della donna a mera contenitrice senza volontà alcuna di fronte a certe scelte procreative.

La piazza di Milano a Svegliati Italia

I recinti della nostra azione politica

Più volte, di fronte a certe posizioni – che si distinguono anche per una violenza verbale che non si perdonerebbe a ben più noti movimenti omofobici – si è detto che quelle stesse realtà si collocano al di fuori del movimento Lgbt. Rispondono i soggetti direttamente interessati che nessuno ha i titoli per stabilire chi sta dentro o fuori i recinti dell’azione politica della gay community italiana e delle realtà che la rappresentano. La domanda, a questo punto, è la seguente: ma siamo sicuri di questo? Davvero una persona che osserva certi fenomeni, e che si mostra capace di analizzarli, non è in grado di stabilire chi si allontana da una strada tracciata all’interno di un preciso contenitore politico?

Una bussola per orientarsi: i pride

Prendiamo i pride, ad esempio. Forse il momento più alto dell’elaborazione politica della nostra comunità. Molte manifestazioni si sono dichiarate apertamente a favore della gestazione per altri (Arezzo, Perugia, Roma per fare soli tre esempi dell’ultimo anno). In quelle stesse abbiamo i trenini di Famiglie Arcobaleno, i cui bambini e bambine crescono anche in famiglie con due papà. Anche ad esse è indirizzata l’azione politica delle nostre manifestazioni, almeno in due direzioni: garantire la prole, dentro il nucleo in cui essa è stata prima voluta e poi generata, e garantire i genitori stessi rispetto ai diritti e ai doveri che possono esercitare nei confronti di chi hanno messo al mondo.

Attiviste pro-Gpa

Le posizioni sulla Gpa

Il problema non è tanto quello di avere posizioni critiche sulla Gpa – credo sia normale nutrire delle riserve, di fronte a certi fatti – quanto sposare un linguaggio, una violenza comunicativa e i luoghi comuni più beceri che trovano origine nei vari “popoli” della famiglia formata da uomo e donna. Chi utilizza questi stessi strumenti nella propria azione politica, dimenticando che lo scopo primario nel nostro paese è, al momento, battersi per difendere persone e situazioni, senza alimentare ulteriori pregiudizi contro le persone Lgbt e i gay maschi in primis – descritti come locatori di uteri – non si pone automaticamente al di fuori di un certo tipo di lotte e dagli obiettivi che queste ultime si prefiggono?

Questione trans e movimento Lgbt

Lo stesso discorso potrebbe estendersi alla questione trans e femminista. All’interno della nostra società, le persone trans subiscono molto spesso trattamenti ai limiti della disumanità. La stessa comunità transessuale si è spesso lamentata della scarsa attenzione da parte di una porzione della nostra comunità, rispetto specifici problemi. Non credo che si voglia mettere in discussione il concetto di diversità, ma stabilire a priori – con fare escludente – che devono esserci spazi per donne “vere” (le virgolette, si basi, indicano un pensiero diverso da chi scrive) e spazi separati per donne “meno vere” quanto rende chi opera certe classificazioni più o meno distante da chi definì le persone mtf come “moderne ircocervi”? Per la cronaca, fu Adinolfi.

Il trenino arcobaleno

La libertà delle donne

Sulla Gpa, allo stesso modo, descrivere le donne che fanno una scelta siffatta e in piena libertà – lo so, può sembrare un paradosso alle paladine della dicitura “utero in affitto”, ma esistono donne che decidono autonomamente di portare avanti una gravidanza per altri – come povere incapaci di intendere e di volere, quanto è affine a quel concetto di autodeterminazione degli individui che ci è stato insegnato proprio dalle lotte femministe, in relazione alla libertà femminile?

Questioni di vita reale

Le piattaforme programmatiche dei nostri pride, insomma – coerenti all’azione politica di un mondo associativo vario e composito – danno una direzione che si è formata attraverso una prassi politica fondata sulla capacità di affrontare le sfide quotidiane che partono dalle nostre esperienze e riguardano le nostre vite. Certe affermazioni di principio sembrano andar contro tutto questo. Quando ci si interroga chi è fuori o dentro da un certo percorso, dovrebbe partire forse dal confronto con questa evidenza.

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