Qualche giorno fa mi trovato ad un bel dibattito all’interno del Festival BU con Francesca Vecchioni, Stefano Antonini e Giovanni Corda su bullismo e omofobia in età adolescente. Alla fine dell’incontro Stefano mi ha gentilmente regalato una copia del suo libro “Torna – lettera di un padre al figlio omosessuale“.
Poi lunedì sera svuotando la borsa dopo la gita mi sono ritrovato fra le mani il libro di Stefano e ho iniziato a leggerlo… e via via che andavo avanti con le pagine non riuscivo a fermare la lettura, nonostante la stanchezza, e così l’ho finito tutto d’un fiato.
Un tipo di amore che io ho raccontato spesso in questo blog, ed anche nel libro di racconti che ho pubblicato per sostenere il progetto Bye Bye Bulli.
L’amore che lega un padre ad un figlio e viceversa… un filo invisibile che si tende allo stremo senza spezzarsi o si allenta addirittura per anni ma senza mai perdersi del tutto.
Nel flusso di coscienza del padre protagonista del libro c’è una frase che mi ha molto colpito e che avrei voluto mi avesse scritto o detto mio padre tanti anni fa, quando gli rivelai della mia omosessualità e la sua preoccupazione sembrava essere più quella di cosa avrebbero pensato “gli altri”.
“Se arrivano prima le parole degli altri rispetto al mio sentire, vuol dire che ho perso per strada il mio essere padre di un figlio che amo“.
Spero, da padre, di non perdere mai per strada “il mio essere padre di un figlio e una figlia che amo”.
Credo che sia importante, proprio oggi che è la giornata internazionale conto l’omo/transfobia dare un messaggio di speranza e ricordare ai genitori, ai fratelli, agli amici delle persone omosessuali – soprattutto dei ragazzi e delle ragazze – quanto sia essenziale il loro supporto, che loro siano degli alleati, pronti a lottare insieme, anche quando il proprio figlio o figlia (o fratello/sorella, amico/amica etc…) non abbia nemmeno il coraggio o le forze di chiedere aiuto.
Non vi dirò di più sul libro perché non voglio rovinarvi il piacere della lettura, mi limito a riportarvi la sinossi perché effettivamente descrive in pieno il suo contenuto…
“Torna è la lettera che ogni ragazzo rifiutato dalla famiglia avrebbe voluto ricevere, è l’occasione per ogni genitore incapace di accettare la diversità, di aprire un dialogo con se stessi per trovare quelle risposte che, da soli, è difficile darsi. Torna è la lettera che forse avrebbe evitato il suicidio di molti minorenni che, di diverso, avevano solo la capacità di amare. Torna è anche la risposta di un figlio alle parole di un padre che non ha mai chiuso la porta in faccia alla speranza.”
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