C’est l’amour (2015) indaga i versanti delle emozioni, tutte le sfumature che caratterizzano l’amore, dal semplice affetto, alla passione più sfrenata ed irrazionale, fino alla gelosia dilagante ed inarrestabile. Odile, convinta che il marito Jean la tradisca, decide di vendicarsi. Oggetto della sua vendetta è Daniel, un attore prima visto in televisione e poi incontrato personalmente che in principio tenta di sedurre, ma di cui finisce per innamorarsi. Anche il ragazzo dimostra di ricambiare il sentimento, sfortunatamente c’è qualcosa che lo trattiene e gli impedisce di vivere una vita felice con Odile: si tratta di Albert, il suo compagno, un possessivo e geloso regista perdutamente innamorato.
In un eterno rincorrersi, desiderarsi, disperarsi sul confine tra lo shakesperiano e il trash, si crea un funzionale quadrilatero amoroso ai cui angoli ci si batte a colpi di seduzione per garantirsi il premio più ambito: l’interesse dell’amato. Se c’è una suggestione che più di ogni altra racchiude l’anima del film di Vecchiali, è la tormentata ed invasata danza di Odille, che ricorre ad ogni mezzo a disposizione per catturare l’attenzione di Daniel. Una femme fatale senza pudore o vergogna, che si struscia e si abbarbica ai corpi sinuosi e asciutti dei ballerini e delle ballerine che riempiono la pista da ballo a picco sul mare.
Interessante, innovativo, provocatorio, come Vecchiali sa essere sin dai tempi di film come Encore: il regista unisce e amalgama autorialità a b-movie, frasi filosofiche a dichiarazioni amorose “da baci perugina”, nouvelle vague a trash anni ’80, tutto in un film per nulla pretenzioso, girato con pochissimi mezzi, dettaglio che il regista non ha paura di mostrare, anzi, al contrario ne fa il baluardo della sua poetica. Vecchiali è esattamente come i personaggi che tratteggia, impavido e irrazionale, estimatore della trasgressione, dell’ibridazione e dell’ambiguità. Il suo cinema non è per tutti; è per un pubblico attento, estimatore tanto del basso quanto dell’alto, un pubblico che vada oltre le barriere del politically correct, un pubblico come quello del Lovers.
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