Non è nemmeno imbarazzo, quest’ombra che passa sui volti degli eletti del Movimento Cinquestelle, sottosegretari e ministri. È un leggerissimo fastidio – «Il Patrocinio al Congresso delle Famiglie? Non ci risulta» – è un velo di velluto scuro che si scosta con la mano: teste che si scuotono, sguardi che si abbassano. Due parole e un sorriso: «A me risulta che non sia neanche stata inoltrata la domanda di patrocinio», aveva dichiarato martedì il vicepremier Luigi Di Maio. Qualcosa però nell’arco di ventiquattro ore si è mosso.
Dagli uffici del segretario generale di Palazzo Chigi la richiesta di un’ulteriore istruttoria riguardo al patrocinio concesso autonomamente all’evento dal ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana. L’istruttoria, a quanto apprende l’agenzia Adnkronos da fonti di governo, riguarderebbe sia il dipartimento all’Editoria affidato a Vito Crimi -struttura chiamata materialmente a concedere il logo- che, naturalmente, gli uffici che fanno capo al ministero capitanato da Fontana, l’uomo che si è speso per il patrocinio al ‘World Congress of Families’.
Il Ministro della Famiglia è senza portafoglio. Proprio per questo, per gli eventi patrocinati dal proprio dicastero è obbligato a utilizzare il logo di Palazzo Chigi. Ma per concedere il ‘bollino’ del governo a un evento è necessario che la manifestazione in questione non abbia alcun fine di lucro. Ma l”internazionale conservatrice’, quest’anno in scena a Verona, prevede la vendita di ticket. E non solo. Data la portata mondiale dell’evento, sembra che il prezzo dei biglietti -non più disponibili sul sito della manifestazione- sia lievitato, aprendo la strada a dei canali paralleli di vendita, riferiscono i beninformati. Intanto, la pagina che permetteva l’acquisto dei biglietti è misteriosamente scomparsa dal sito, ma si può reperire facilmente tramite la cache di Google. Oppure potete cliccare qui.
Per questo dagli uffici di Palazzo Chigi sarebbe arrivata la richiesta ai due dipartimenti di valutare se esistano ancora i presupposti per la concessione del patrocinio all’evento dichiaramente anti-abortista e anti-Lgbt.
Intanto su Twitter si fa sentire la senatrice Dem Monica Cirinnà, prima firmataria di una mozione proprio a proposito del logo del Governo sul Congresso delle famiglie. “Patrocinio #congressofamiglie #Verona sarà revocato solo se accertato fine di lucro – twitta -. @Palazzo_Chigi in imbarazzo cerca una scusa, tenta di fregare italiani. Patrocinio c’è e si vede! È ben chiaro da che parte sta il #governodelcambiamentoinpeggio”.
A meno di due settimane dall’apertura dei lavori, insomma, la questione è tutt’altro che chiusa.
(di Simone Alliva e Caterina Coppola)
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