Politica&diritti

“Allah loves equality”: il documentario che crea ponti tra i popoli

Si chiamerà Allah loves equality (Allah ama l’uguaglianza) il documentario del regista pakistano Wajahat Abbas Kazmi, che narrerà la vita delle comunità arcobaleno nel suo paese d’origine. Ma perché proprio il Pakistan? Perché è uno stato chiave nello scacchiere geopolitico del mondo musulmano. Agitato dall’offensiva del fanatismo religioso, da una parte, è anche teatro di forti spinte verso la modernità dall’altro. Qui, la gay community locale è costretta a nascondersi, proprio per l’insorgenza di violenze legate a quei fanatismi, ma allo stesso tempo dà prova di grande coraggio e di visibilità e questo rappresenta un ottimo esempio per la lotta politica delle altre comunità Lgbtqi dei paesi vicini. Allah loves equality si inserisce, perciò, in questo percorso di rivendicazione e di coraggio.

Per sostenere questa iniziativa – che rientra tra le attività de “Il Grande Colibrì”, progetto che dal 2011 si focalizza sulla lotta alle varie forme di odio e intolleranza quali omo-transfobia, razzismo, islamofobia e antisemitismo – è stata avviata una campagna di crowdfunding per la realizzazione del documentario che racconterà vite, sogni, speranze e difficoltà di chi ancora oggi, per il suo essere “fuori dalla norma” è costretto a fare i conti, quotidianamente, con la sua “diversità”. 

Wajahat Abbas Kazmi, musulmano sciita e omosessuale dichiarato, è un attivista per i diritti umani, volontario di Amnesty International e da diversi anni vive in Italia. Nel suo paese ha già girato un altro documentario in cui si denunciano le persecuzioni contro i cristiani, la scomparsa delle persone e la diffusione del fondamentalismo religioso. La sua iniziativa ha per altro incontrato il sostegno e il patrocino di altre realtà associative dentro il mondo Lgbt, quali il CIG di Milano, Gay Lex e il Progetto Gionata, il portale su fede e omosessualità, oltre la media partnership di Gaypost.it.

È bello pensare che la diversità, anche religiosa nel caso in questione, sia ponte di unità tra differenze che dialogano per costruire un mondo migliore. L’operazione di crowdfunding mira anche a questo. Ed è bello anche pensare di poter dare una mano a mettere un mattone, sul quel ponte, con il proprio contributo. Al cospetto di un mondo che sembra sempre più intenzionato a costruire muri tra popoli. Kazmi ci vuole provare. Diamogli una mano. Per lui, per noi stessi/e. Per il futuro.

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