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No, Harvey Milk non fu il primo gay dichiarato ad essere eletto: fu il quinto

Occorre sfatare un mito: Harvey Milk non è stato la prima persona omosessuale a essere eletta in una carica pubblica. A precederlo, secondo quanto ricostruito da LgbtqNation, furono in quattro tra cui due donne lesbiche. Vediamo chi furono.

KATHY KOZACHENKO

La prima di cui si ha memoria è stata la ventunenne Kathy Kozachenko, eletta nel consiglio comunale di Anna Arbor, Michigan, nell’aprile del 1974. Prima della sua elezione i consiglieri Nancy Weschsler e Jerry DeGrieck avevano fatto coming out, già in carica, e avevano convinto il consiglio a votare per aggiungere l’orientamento sessuale all’ordinanza anti discriminazioni della città.
Mentre Kozachenko vinceva, il perdente Clyde Colburn raccontava ai media locali che la città era stata invasa da «Hippy e finocchi».
Kozachenko tentò di convincere il consiglio di Ann Arbor a supportare la settimana del Pride.

ELAINE NOBLE

Eletta alla Camera dei rappresentanti del Massachussetts nel 1974, è stata la seconda persona omosessuale a essere eletta a una carica pubblica.
Era il maggio del 1974 e, prima di centrare la storica elezione, Elaine Noble (nella foto in copertina) aveva già fatto la storia. Noble aveva infatti partecipato al primo dibattito televisivo sul matrimonio egualitario.

Prima che Ann Lewis la convincesse a candidarsi, Noble era stata una insegnante all’Emerson College, una rispettata attivista per la comunità e la co-conduttrice di un programma radiofonico chiamato Gay Way, una componente delle Daughters of Bilitis e della National Organization of Women. In quest’ultima associazione era stata accusata dalla co-fondatrice Betty Freidan – che si era battuta per silenziare le lesbiche e tenere fuori le questioni omosessuali da Now – di essere un’agente provocatrice della Cia per creare caos nell’associazione facendo finta di essere lesbica.

Noble era famosa per il suo rapporto con il consigliere cittadino, irlandese e cattolico Dapper O’Neil. Si racconta che lo svegliasse spesso durante la notte per convincerlo ad andare a salvare dalla prigione qualche giovane omosessuale arrestato dalla polizia di Boston.
Quella campagna elettorale fu una delle peggiori nella storia della Boston moderna. Quattro giorni prima delle elezioni il suo avversario mandò una lettera agli elettori. «Il fatto che la mia avversaria democratica possa diventare la prima lesbica e femminista dichiarata ad essere eletta ha attirato l’attenzione – si leggeva nella lettera -. Ripeterò quello che ho già detto alla stampa che ha ridotto questa campagna elettorale a un referendum sull’orientamento sessuale. L’omosessualità non è una questione di queste elezioni. Non qualifica e non squalifica le capacità di una persona nel poter ricoprire una carica. Non voglio che le gente voti contro la mia avversaria perché omosessuale. Del resto, non mi aspetto neanche che la votino perché è omosessuale».

Le minacce e gli insulti

La sua compagna, ai tempi, era un’altra attivista, Rita Mae Brown, il cui romanzo lesbico Rubyfruit Jungle era diventato un best seller e che è presente in un documentario sulla notte in cui Noble vinse le elezioni.
Le cattiverie però non terminarono dopo la sua elezione. «Un giorno stavo camminando. Verso la State House e un tizio, sugli ottantacinque anni mi ha chiamata – raccontò Noble -. Stavo per stringergli la mano, quando mi ha sputato addosso».
Nella State House ha dovuto fare i conti col sessismo dei suoi colleghi, al punto che iniziò a distribuire cartellini gialli con scritto: «Hai insultato una donna, tra trenta secondi il tuo pene cadrà». Qualcuno, poi, le spalmò delle feci nel cassetto della sua scrivania.

Nel tempo le minacce subirono una escalation, passando da quelle telefoniche al vetro di casa rotto da una pistola a pallini fino  ai fori di proiettile sulla macchina della sua compagna. Cercò aiuto dal procuratore che mandò un investigatore privato. Venne fuori che le responsabili erano una coppia lesbica e un uomo loro complice. Dopo la denuncia alle autorità locali ci fu una irruzione nel suo ufficio di casa mentre Rita, la compagna, era al piano di sopra. Ne uscì talmente terrorizzata che la lasciò quella sera stessa.

Ai tre stalker il giudice diede solo un foglio di via. Noble fu rieletta, ma decise di non candidarsi una terza volta.

ALLAN SPEAR

Il primo uomo gay a essere eletto a una carica pubblica è stato Allan Spear. Quando è stato eletto, nel 1972, The Advocate riportò la sua omosessualità, ma tutti gli altri media bucarono la notizia. Spear fu aiutato da Leonard Matlovich un professore di storia all’Università del Minnesota, specializzato nella storia degli afro-americani, un pioniere per i diritti dei militari omosessuali, ad accettare la sua omosessualità.

Spear non venne allo scoperto prima dei suoi trent’anni, facendo coming out pubblico nel dicembre del 1974 ispirato da Elaine Noble. Tornò nel senato del Minnesota nel novembre 1976.

Fu anche il primo gay dichiarato a capo di una legislatura, diventando presidente del senato dal 1992 al 2000. In tutto ventotto anni, durante i quali, dopo vent’anni di tentativi, è riuscito a far passare il Minnesota Human Rights Act nel 1993, garantendo protezione delle discriminazioni nell’istruzione, nel lavoro e nella ricerca di casa per l’orientamento sessuale. È stata la prima legge statale a includere anche le persone transessuali.

«Ho scelto di essere chi sono»

Durante l’intenso ed emozionate dibattito in senato, Spear disse: «Tante persone che si oppongono a questa legge dicono che l’orientamento sessuale non dovrebbe essere incluso nelle leggi sui diritti umani perché è una scelta, una scelta che le persone fanno, e che se fanno questa scelta possono anche cambiarla. Lasciate che ve lo dica: sono un uomo gay di cinquanta cinque anni e non sto attraversando una fase».

«Posso assicurarvi che il mio orientamento sessuale non è qualcosa che sceglierei come sceglierei di indossare una camicia blu e una cravatta rossa – spiegò -. Perché avrei dovuto sceglierlo? Ho fatto tutto quello che potevo fare per cambiare: sono uscito con le ragazze, ho negato i miei sentimenti, ho cercato cure psichiatriche.
Non potevo fare niente per quello che ero. Ho fatto la mia scelta. La mia scelta è stata come avrei fatto i conti con quello che ero. Ho scelto, dopo anni a nascondere chi fossi, di uscire allo scoperto, di essere chi sono e di vivere la mia vita senza vergogna e senza chiedere scusa ed è una scelta di cui non mi sono mai pentito».

Insieme ad altri dieci repubblicani, Spear convinse il leader della minoranza repubblicana in senato, un pastore luterano calvinista. «Sarebbe stato facile per me votare contro – disse in assemblea il pastore -, sarebbe stato più popolare tra la mia gente, ma siamo stati eletti per guidare, per fare ciò che è giusto e per cercare giustizia… Voterò sì ed estenderò a un gruppo di persone dello stato del Minnesota quelli che considero i loro diritti civili, i loro diritti umani, in modo che possano vivere dignitosamente».

Spear è morto nel 2008.

JIM YEADON

Jim Yeadon è stato il cofondatore del Wisconsin’s Alliacen for Homosexual Equality(Mahe), la prima organizzazione per i diritti dei gay dello stato, nata nell’autunno del 1969 alla facoltà di legge di Madison. È stato anche membro della Madison Equal Opportunities Commision dove è stato fondamentale per scrivere la Madison Equal Opportunities Ordiance che metteva al mando le discriminazioni contro i le persone omosessuali nel lavoro, nella ricerca di alloggio e nell’accesso ai servizi.

Nell’ottobre del 1976 è stato scelto dal Medison Common Council, tra otto candidati: il giorno dopo dichiarò al Daily Cardinal di essere gay e vegetariano.
Ad aprile del 1977 fu il primo candidato gay a vincere un’elezione in un ente pubblico del Wisconsin. Il quarto negli Stati Uniti. Un articolo sul giornale conservatore The Badger Herald recitava: «Solo in una città come Madison un omosessuale dichiarato può non essere considerato solo un candidato di protesta».

Yeadon ricevette numerose minacce di morte, alcune implicite. Come quelle del presidente della gang motociclistica “cc” che era solito mandargli cartoline con scritto che aveva donato il sangue in caso gli fosse servito.

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