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“Il transessuale? Un mostro chimico-chirurgico”: succede negli studi de La7

“Il transessuale è una possibilità medica, una sorta di mostro chimico-chirurgico, ma non è una donna”. Così il drammaturgo e scrittore Luca Fontana si è espresso durante la puntata di InOnda, trasmessa da La7 sabato 3 settembre scorso. Il tema della puntatta, condotta da David Parenzo e Tommaso Labbate, erano le unioni civili e gli ospiti in studio, oltre a Fontana, erano Luca Barbareschi e il solito Mario Adinolfi.
Fontana, parlando del suo ultimo libro intitolato “Sodoma rivisitata. sillabario di cattivi pensieri”, ha esordito spiegando che, secondo lui, non esistono gli omosessuali ma esiste l’agire omosessuale e che la categoria del gay è stata importata dall’America “perché importiamo sempre le cose peggiori”. “Se uno mi dice: “tu sei gay”, gli rispondo: “no sono una persona serissima”, ha detto Fontana, aggiungendo che l’idea di community nasce “per imitazione dei neri prima e delle donne poi, che hanno una forte radice identitaria. (Per imitazione) sono stati creati i gay che secondo me non esistono. Chi accetta la parola gay si chiude in un ghetto da solo” (dal minuto 1.50 nel video in calce a questo articolo).

Ma la parte peggiore è arrivata sul finale quando lo scrittore, rispondendo alla domanda su cosa ne pensasse del Pride, ha distinto tra “uomini che amano uomini e checche”. “La checcagine è una sindrome comportamentale – ha dichiarato – che c’entra poco con il sesso ed è imitazione di genere. Ora le donne stanno cambiando, ma le checche no”. “L’approdo estremo della checcagine è il transessuale – ha continuato -. È un po’ come la storia dell’utero in affitto: è una possibilità medica. Ma il transessuale è una sorta di mostro chimico-chirurgico, non è una donna(dal minuto 38.20 nel video in calce a questo articolo). Tutto senza che neanche i conduttori si preoccupassero di fargli notare che le sue parole erano offensive e foriere di odio nei confronti di tutte le persone transessuali (comprese quelle che transitano da femminile a maschile, ignorate come se non esistessero). La cosa non è passata inosservata. Moltissimi utenti su Twitter hanno manifestato indignazione per quanto detto in studio e per la mancanza di risposte date a Fontana.

Ma non è tutto. Il Mit, Movimento identità transessuali, ha chiesto il diritto di replica tramite la vicepresidente Cathy La Torre che oltre ad avere risposto via Twitter, ha inviato oggi una lettera alla redazione del programma ed ha annunciato che chiederà il supporto di tutta la comunità: “i “mostri” sono semmai quelli che alimentano odio nei confronti di intere categorie di persone”, si legge sulla pagina Facebook dell’associazione.
“È veramente triste che una televisione nazionale come La7 senta la necessità di dare spazio a certi personaggi diffusori di odio e di discriminazione – ha commentato dal canto suo Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay -. Spero che la redazione di #inondala7 rifletta sul dolore e sul male che milioni di persone provano di fronte a questo tipo di dibattiti dove omofobia e transfobia vengono legittimate” aggiungendo di essere pronto ad “aiutarli in questa riflessione”. Va precisato, che tra i due interventi Fontana si era prodigato nella demolizione, con dati storici e giuridici, delle teorie di Adinolfi sulla cosiddetta famiglia tradizionale e sulla questione delle adozioni per le coppie omosessuali.

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