Il Comune di Torino ha negato la trascrizione dell’atto di nascita di due gemelli figli di una coppia di uomini nati in Canada con la gestazione per altri. O meglio, in realtà quello che è stato negato è la rettifica della trascrizione. L’atto, infatti, era già stato trascritto, ma con uno solo dei papà, quello biologico.
Esattamente come accaduto a Milano qualche tempo fa, la coppia aveva poi chiesto la rettifica della trascrizione perché risultassero entrambi i papà e anche il legame tra i due piccoli.
Qualche giorno fa, però, è arrivato il diniego. Ma la cosa che ha lasciato tutti stupiti è che nell’atto prodotto dal Comune non si fa cenno, come spesso succede in questi casi, alla questione dell’ordine pubblico. I funzionari dei servizi civici, infatti, tra le motivazioni scrivono anche che la gestazione per altri è reato, richiamando la legge 40 sulla procreazione assistita. La surrogazione di maternità, però, è reato solo in Italia e non in Canada dove i piccoli sono nati. E tutte le sentenze emesse dai tribunali di ogni ordine e grado, finora, hanno stabilito che il “superiore interesse del minore” deve prevalere rispetto al modo in cui è venuto al mondo.
La coppia è assistita dall’avvocato Michele Giarratano, del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno. “E’ incredibile che nel nostro paese i diritti dei figli delle famiglie arcobaleno debbano dipendere dalla buona volontà dei Comuni e dei loro Sindaci – spiega Giarratano -, e che il comune di residenza faccia la differenza: se abiti a Milano o in altri comuni illuminati allora puoi vedere affermati i tuoi diritti, mentre se vivi a Torino o in altri comuni devi ricorrere in Tribunale e sperare”. Ricorrere in tribunale, con tutte le difficoltà del caso. Specialmente se nell’atto di diniego si paventa un potenziale reato commesso dalla coppia di genitori.
“Stiamo lavorando e ci siamo attivati insieme alla prefettura e coinvolgendo il Ministero dell’Interno per fare in modo che ci sia un intervento legislativo che sani queste situazioni – spiega a Gaypost.it Paola Pisano, assessora ai Servizi Civici -. Passata la tornata elettorale faremo una riunione coinvolgendo i tecnici degli uffici dell’anagrafe per rivedere il parere in questione e vedere se si può riscrivere in un senso di maggiore apertura”.
“Per noi l’obiettivo è riconoscere sempre i genitori, che siano due mamme, due papà o una mamma e un papà – continua Pisano – perché la società è cambiata e devono riconoscerlo anche le procedure. Per me non è possibile una direzione diversa da questa”. Pisano però ci tiene a precisare che “non c’è nessuna spaccatura tra la giunta e gli uffici tecnici. C’è un lavoro di dialogo e mediazione per portare tutta la macchina comunale sulla visione giusta delle cose. Siamo convinti che una soluzione si debba e si possa trovare”.
Sulla stessa scia anche l’assessore alle Pari Opportunità e Politiche Giovanili, coinvolto nella vicenda per via della sua storia di attivista per i diritti delle persone lgbt. “Non è una questione di volontà politica – precisa Giusta – ma tecnica che dobbiamo necessariamente risolvere. Questo atto arriva come un fulmine a ciel sereno perché stavamo seguendo la vicenda e avevamo anche sentito altri comuni che avevano affrontato casi simili. E’ la rettifica di un atto già registrato e per noi era una cosa scontata”.
“Al di là delle belle parole degli assessori – conclude Giarratano – la verità è che nei fatti a Torino c’è stato un diniego e una battuta d’arresto ai diritti, per lo più con motivazioni inesatte e assolutamente inopportune”.
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