La Thailandia potrebbe essere il primo paese ad approvare le unioni tra persone dello stesso sesso in Asia. Il governo, infatti, ha trasmesso nel giorno di ieri al Parlamento un disegno di legge che punta a riconoscere le unioni civili. Tra gli aspetti più interessanti del progetto legislativo, c’è quello dell’adozione – seppur a particolari condizioni (le coppie devono avere passaporto thailandese e avere almeno vent’anni) – e i dovuti adeguamenti patrimoniali.
Eppure, gli attivisti Lgbt thailandesi hanno accolto in modo piuttosto tiepido la proposta: «Come possiamo sostenere una legge del genere» ha dichiarato Matcha Phorn-in, uno dei leader del movimento locale «se ci discrimina? Abbiamo bisogno che la comunità Lgbt sia integrata» continua ancora l’attivista, ricordando che non c’è bisogno di «una legge separata che crei cittadini di seconda classe». Le associazioni chiedono, anzi, il ritiro della proposta: «Se essa non venisse approvata» è la loro teoria «sarà più facile apportare modifiche al Codice Civile» per la piena equiparazione tra coppie dello stesso sesso e coppie sposate. Una reazione, che se vogliamo, ci è abbastanza familiare.
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