A dare l’annuncio è stata Kristina Bränd Persson, presidente del Consiglio Nazionale della Sanità e del Welfare della Svezia: la transessualità non sarà più considerata una malattia mentale. Proprio come la Francia nel 2012 e la Danimarca all’inizio di quest’anno, il paese scandinavo ha scelto di precedere l’Organizzazione Mondiale della Sanità. È previsto, infatti, che l’OMS prenda la stessa decisione nella nuova revisione dell’ICD che sarà completata entro l’anno.
Per Kristina Bränd Persson si tratta di un cambiamento che ha un “forte valore simbolico”. “Molte divisioni e categorie sono obsolete – ha dichiarato in una nota sul sito ufficiale -. Per noi la decisione è incontrovertibile”.
La decisione è stata bene accolta dagli attivisti e dalle attiviste, anche se qualcuno ha ironizzato. Specialmente sui social network sono comparsi messaggi come “Siamo nel 1817 o nel 2017?”.
L’eliminazione della transessualità dall’elenco delle malattie mentali, dove risulta ancora classificata come “disforia di genere”, è una battaglia che la comunità trans internazionale porta avanti da molti anni. Il 2017 potrebbe finalmente essere l’anno della svolta e rappresentare per le persone trans quello che il 1990 rappresenta per le persone omosessuali. In quell’anno, infatti, l’OMS eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
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