In un periodo storico carico di battaglie e sfide per la comunità lgbt alla conquista della piena uguaglianza, non possiamo dimenticare il nostro passato.
Era il 10 marzo 1946 quando, per la prima volta, le donne poterono votare le amministrative in Italia: sono trascorsi settant’anni dal suffragio universale. Quello che oggi è un diritto pienamente assimilato, colonna portante dell’odierna società, è un risultato tutt’altro che scontato, anzi frutto di aspre battaglie che hanno visto gli oppositori sfoggiare le peggiori armi ed argomentazioni.
Come è possibile –è facile domandarsi oggi– che qualcuno si opponesse e riuscisse ad argomentare la propria negazione al diritto di voto per tutti?
Sfogliando gli archivi storici è facile trovare le immagini di campagne contro le suffragette, che illustravano i catastrofici eventi che si sarebbero verificati garantendo il diritto di voto anche alle donne.
Ve ne mostriamo alcuni.
Gli uomini saranno obbligati a lavare i panni
Le bambine indosseranno pantaloni invece di femminili gonne
I figli delle suffragette piangono
Gli uomini dovranno occuparsi dei propri figli…
…e dovranno anche contribuire alle faccende di casa
Infine, addio capofamiglia: d’ora in poi le donne vorranno (addirittura!) dire la loro in casa propria.
Queste immagini, così distanti e surreali, oggi ci fanno sorridere. Tuttavia si tratta di una storia vera, nemmeno così lontana da noi. Settant’anni dopo, l’uguaglianza è ancora un tema su cui dibattere in Italia. Oggi che sul tavolo dei diritti si contratta il diritto delle coppie omosessuali di costruirsi una famiglia, i detrattori invocano la catastrofica fine della società civile argomentando con “ideologia gender”, bambini che si vestiranno da femmine e, addirittura, donne che dovrebbero essere sottomesse ai mariti.
La storia si ripete. Perché non c’è minaccia più efficace della destabilizzazione della società, per tentare di fermare il cammino verso l’uguaglianza. Ma tranquilli: la fine del mondo non è arrivata con il voto alle donne e non arriverà nemmeno con il matrimonio egualitario.
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