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La storia a lieto fine di Kevin, rifugiato politico perché gay

Kevin ha trent’anni e vive in Val d’Aosta, dove si è rifugiato per scappare dalla Nigeria. Una storia di immigrazione come tante: la fuga dal proprio paese, la traversata nel deserto, il viaggio via mare sul gommone e, infine, l’Italia. Come tanti, ma con una differenza. Kevin è gay e nel posto da cui proviene questo può costare carissimo: come quindici anni di prigione, ad esempio, per il solo fatto di dichiararsi.

Arrivato in Italia, il ragazzo chiede asilo politico, ma la commissione per ottenere lo status di rifugiato non aveva creduto alla sua omosessualità, all’inizio. E allora è cominciato un lungo procedimento giudiziario, anche grazie al gruppo di volontari di Arcigay di Aosta, per ricostruire la sua vita, sia in Nigeria – dove aiutava altri ragazzi omosessuali, finiti in carcere – sia qui in Italia. Per portare prove fotografiche del suo attivismo, della sua vita da “gay” nel nostro paese. Tra le prove che hanno convinto la commissione, anche la sua partecipazione al pride di Milano con una foto con l’ex sindaco Giuliano Pisapia.

Alla fine, dopo tre anni dall’arrivo in Italia e dopo la battaglia in tribunale, a Torino, gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. La motivazione: nel suo paese ci sono persecuzioni rivolte alle persone omosessuali. La ragione per cui è stato negato, fino ad adesso, il riconoscimento della sua condizione sta nel fatto che c’è la convinzione che alcuni profughi ricorrano all’omosessualità come ultima spiaggia per cercare di poter ottenere l’asilo. In questo caso, tuttavia, la sua storia era vera. Una buona notizia, per Kevin, che potrà adesso dedicarsi alla sua vita e a contribuire – con il suo volontariato – a rendere migliore anche il paese che lo ha accolto.

 

(foto: Repubblica.it)

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