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Shape Without Shame: attrazione, desiderio e piacere a partire dal proprio corpo

«Anche se una persona non rispecchia fisicamente gli ideali e le proposte della 
società in cui vive e del proprio tempo può comunque piacersi ed essere sicura e fiera del proprio corpo, delle proprie forme». È questo il messaggio lanciato dal progetto Shape Without Shame, creato dai due creativi Giacomo Galeotti e Riccardo Righi.

Viviamo in un tempo, infatti, in cui il body shaming sta diventando parte integrante di un riuso linguistico di massa, per cui se non obbedisci a un ideale estetico dominante ne diventi automaticamente pericolosa negazione. Uno “scarto” rispetto ad una regola che viene aspramente contestato, come abbiamo visto con i tristi commenti contro Bebe Vio, per il suo aspetto fisico. E tale insofferenza ai soggetti fuori-norma rientra, se ci pensiamo bene, anche tra gli ingredienti che costruiscono l’oro-transfobia, il razzismo e cose simili. Galeotti e Righi dicono no a tutto questo, con Shape Without Shame, “forma senza vergogna”. (L’articolo continua dopo la gallery)

Ma c’è di più: il progetto riconosce desiderio ed affettività da parte di chi «ricalca fisicamente gli stereotipi della propria società e del proprio tempo» nei confronti della diversità fisica. Se qualcuno appartiene al modello estetico che per i più coincide col “bello”, «ciò non significa che non possa provare un’attrazione affettiva e/o sessuale nei confronti della non stereotipia e che debba provarne vergogna (o reprimere i propri istinti/desideri)» si legge ancora nella presentazione del progetto. Perché la negazione del corpo, come conseguenza, porta poi a quella del desiderio che attraverso esso trova il suo luogo fisico e la sua realizzazione, in un senso o nell’altro. Un dovere “ad essere” come impongono i soliti stereotipi, contro i quali il progetto fornisce una nuova chiave di lettura.

«Il nostro obiettivo è quello di affrontare i pregiudizi sulle forme del corpo, il suo vissuto e le sue costanti trasformazioni» dichiarano ancora i due artisti. «Quello che ci preme fare con questo progetto e con altri che speriamo verranno in futuro è quello di aprire un dibattito per togliere la vergogna (shame) da ciò di cui l’uomo invece non dovrebbe vergognarsi». Una nuova rappresentazione dell’essere per ciò che è. E un invito a rispettare ogni individuo anche per come presenta se stesso al mondo.

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