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Scalfarotto, tra la logica della mancetta e le battaglie dimenticate del movimento Lgbt

Il tweet di Sergio Lo Giudice

E Ivan Scalfarotto riuscì nell’impresa ancora una volta: far arrabbiare la comunità Lgbt italiana. Vi state chiedendo come? È presto detto: Sergio Lo Giudice –  senatore dem e sostenitore di Orlando, per cui ha tirato su insieme a Monica Cirinnà ed altri esponenti del suo partito, la Squadra Arcobaleno – ha condiviso, su Twitter, un passaggio dell’intervista doppia delle Iene, fatta al ministro della Giustizia e a Michele Emiliano, candidati alle primarie. Alla domanda sui “matrimoni gay” entrambi si sono detti d’accordo. Lo Giudice rilancia la cosa, facendo notare che Renzi tace su questo argomento. Ed ecco a voi il pandemonio.

Il tweet della polemica

«Matrimonio egualitario? @AndreaOrlandosp: favorevole. Renzi tace» è questo in breve il tweet del senatore dem, a cui risponde, piccatissimo, il sottosegretario allo Sviluppo economico: «Ok la competizione, ma c’è un limite. Fino a @matteorenzi le persone LGBT neanche esistevano. Niente propaganda sulle cose serie, ti prego». Adesso, sembra chiaro l’intento quest’ultimo intervento. Giuridicamente, in quanto coppie, gay e lesbiche prima delle unioni civili non avevano quei diritti (minimi e parziali) che la legge conferisce. Eppure, dietro quell’affermazione – che per altro dimentica le persone trans, “esistenti” da decenni – c’è il senso di un’intera cultura politica che sarebbe il caso di analizzare più da vicino. Non prima però di capire quali reazioni essa ha suscitato.

Lo scontro nel Pd

Lo scontro con Viotti

Innanzi tutto, si agitano le acque del Pd. Interviene infatti l’eurodeputato Daniele Viotti, anche lui nella Squadra orlandiana: «Si deve spiegare a te che esistevamo anche prima di Renzi? Si parla di che faremo, non di che abbiamo fatto. E Renzi tace». Perché in effetti, se è vero che sotto il governo dell’ex sindaco di Firenze è stato fatto il cosiddetto “primo passo”, è anche vero che questo nasce sotto una duplice spinta: le pressioni dell’Europa, da una parte, e quarant’anni di lotte del movimento Lgbt dall’altra. Si scatena, quindi, un ping pong tra i due: «Esisto da prima di te, amico mio. E preferisco la sinistra che tace e che fa a quella che per vent’anni ha parlato senza concludere niente», chiosa Ivan il terribile. Mancava solo il “faccia di serpente” finale, o un più misurato “ciaone”.

Il valore delle battaglie pregresse

Eppure Viotti non ha tutti i torti: ciò che l’eurodeputato fa notare, e su cui molti e molte concordano, è che Scalfarotto sembra avere qualche ritrosia a riconoscere il valore delle battaglie politiche di piazza, fatte da associazioni e singoli esponenti. Le stesse, a dire il vero, che gli hanno permesso di essere un parlamentare prima e un sottosegretario poi dichiaratamente gay. Sarà che forse gli sembreranno una roba da sinistra – vuoi mettere, scendere ancora in piazza come un gay qualsiasi, quando col governo puoi andare in Iran a stringere la mano a chi nelle piazze ci mette le gru, per impiccarli i gay? – ma il renzianissimo Ivan non sembra amare il movimento italiano. Un politico avveduto non sottovaluterebbe questo aspetto: riconoscere il valore di battaglie precedenti, per quanto “sgarrupate”. Fosse non altro per dimostrarsi più simpatico. E invece… Per tacere del fatto che quella frase lo pone, in automatico, nei ranghi dellla “sinistra parolaia”: dov’è, infatti, la sua legge contro l’omofobia, ferma in Senato da quattro anni?

La reazione di attivisti e attiviste

La reazione sui social

E quindi non ci stanno gli attivisti e le attiviste arcobaleno: «Matteo come Dio: prima di lui gay e lesbiche non esistevano. siamo nat* dalle sue mani. In effetti senza di lui non esisteresti» fa notare Cathy La Torre, di Gaylex. Dalle parti di Possibile, arrivano le voci di Gianmarco Capogna e di Federico Buttò: «Ero rimasto ancorato all’idea cartesiana del “Cogito Ergo Sum”. Invece scopro che la formulazione corretta è “Matteo Dixit Ergo Sum”» scrive il primo; «La smetta lei con la sua propaganda, che con l’emendamento Gitti ha fatto deragliare la sua legge sul contrasto all’omotransfobia» protesta il secondo. E la protesta si allarga oltre frontiera: «Ed io che pensavo esistessimo perché abbiamo lottano per decenni in prima persona. Sta’ a vedere che a Sanremo c’era Matteo», fa notare da Londra Roberto Sormani, di Wake up Italia. L’elenco sarebbe lungo. Come sempre. Ma non possiamo non notare il contributo di @lefrasidiosho «cioè le ha inventate lui? Tipo Pippo Baudo» a cui fa, giustamente eco, la lunga risata dell’utente @GliOperai.

La logica della mancetta

Eppure, dicevo prima, c’è una logica nelle parole di Scalfarotto. Inoppugnabile, nella narrazione renziana. Quella della concessione dall’alto. La mancetta una tantum di cui abbiamo traccia anche nella perenne evocazione degli 80 euro, tutte le volte che in tv qualcuno faceva notare ai peones dell’ex presidente del Consiglio che le cose non è che andassero poi così bene, sotto il suo governo. Questo vi abbiamo dato, di che vi lamentate ancora? È questo il sottotesto. Che non può piacere a chi, dal profondo, si percepisce come progressista e non come conservatore. E forse da qui si potrebbe ricominciare il discorso su cosa è destra e cosa è sinistra, anche se non è questa la sede.

Chi pensa ai bambini?

Gli attacchi sulla legge contro l’omofobia

In altre parole: sostenere che prima la politica “non ci vedeva” significa riconoscere a quest’ultima il potere di elargire favori e concessioni. Eppure sui diritti si dovrebbe parlare di riconoscimento di qualcosa che, magari, preesiste alla politica stessa. O no? Perché a percorrere questo discorso, dovrebbero far notare al sottosegretario, è vero che Matteo ci ha visti, ma ci ha visti anche attraverso la lente dei cattodem, a cui ha concesso lo scudo della libertà di coscienza sulle stepchild adoption (e più in generale, sulla nostra dignità). Se sposiamo questa logica, infatti, grazie a Matteo noi esistiamo, ma per sua responsabilità politica primaria – a cui poi han fatto sponda le orride macchinazioni parlamentari del M5S – non esistono i bambini e le bambine delle famiglie arcobaleno. Siamo sicuri, sarebbe da chiedere al sottosegretario, di voler addentrarci in questo ginepraio? O non sarebbe più conveniente rientrare nei ranghi di quella sinistra (?) che tace e che tanto piace al nostro?

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