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“Reato universale” e “forma di schiavitù”: 4 mozioni alla Camera contro la gpa

Sono quattro le mozioni di cui la Camera dei Deputati discuterà lunedì pomeriggio e che portano la questione della gestazione per altri nel dibattito della camera bassa del Parlamento. Mentre la commissione Giustizia affronta la discussione sulle unioni civili, l’aula ha in calendario le mozioni le cui prime firme sono di Maurizio Lupi (Alleanza Popolare), Mara Carfagna (Forza Italia) Eugenia Roccella (Idea) e Maria Edera Spadoni (M5S).
“Mozioni concernenti iniziative, in ambito nazionale e sovranazionale, per il contrasto di tutte le forme di surrogazione di maternità”, così si legge sul sito della Camera che raggruppa i quattro testi. La mozione Lupi, riferendosi al contratto che la coppia di futuri genitori firma con la gestante, parla di “intrinsecamente vessatorio nei confronti della gestante”, oltre che di “un’inquietante frammentazione della figura materna”. “ il contratto di surrogazione di maternità è evidentemente una nuova forma di mercato di esseri umani, e rientra per i firmatari del presente atto di indirizzo nella «tratta degli esseri umani», si legge ancora nel testo che conclude chiedendo al governo di impegnarsi “ad assumere iniziative, a livello nazionale e soprattutto internazionale, in tutte le sedi istituzionali sovranazionali, affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani, e sia quindi reato universalmente perseguibile“.

Dello stesso tono la mozione Carfagna parla di “principio dell’indisponibilità del corpo umano, l’acquisto, la vendita o l’affitto dello stesso sono fondamentalmente contrari al rispetto della sua dignità”. “La mercificazione del bambino e la strumentalizzazione del corpo della donna – prosegue – sono anch’essi contrari alla dignità umana.  Tuttavia, alcune donne acconsentono ad impegnarsi in un contratto che aliena la loro salute e la loro dignità, a vantaggio dell’industria e dei mercati della riproduzione, sotto la spinta di molteplici pressioni, spesso di natura esclusivamente economica“. Infine, l’onorevole Carfagna, insieme ai colleghi Santanché, Brunetta, Prestigiacomo, Biancofiore, Gelmini e altri, chiede al governo di impegnarsi a “promuovere la messa al bando universale di tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata, attraverso l’adozione di un’apposita convenzione internazionale, per sancire definitivamente i principi di indisponibilità del corpo umano e della protezione della vita e dell’infanzia“.

Più scarna la mozione Roccella che, in una premessa più breve delle altre, sostiene che “è evidente che solo donne in condizioni di subalternità sociale, di vulnerabilità e di necessità economica possono consentire a tali pratiche, profondamente irrispettose della dignità della donna e lesive dei diritti del nascituro”. Roccella e gli altri firmatari chiedono al governo di impegnarsi ad “adottare iniziative per intervenire sul comma 6 dell’articolo 12 della legge n. 40 del 2004 (la legge sulla procreazione assistita che vieta già la gestazione per altri in Italia, ndr) al fine di evitare interpretazioni ambigue, estendendo in modo esplicito le sanzioni previste a chi realizzi e organizzi la pratica della surrogazione di maternità per se stesso”. E, avendo chiesto l’applicazione alla legge 40 anche della norma che prevede la perseguibilità dei cittadini italiani per i reati commessi all’estero, conclude con l’ultima richiesta al governo: “consentire la trascrizione in Italia dell’atto di nascita dei nati a seguito di surrogazione di maternità all’estero” solo dietro fornitura di “copia originale del contratto di surroga, da depositare all’anagrafe del nato, dal quale si evincano con chiarezza sia l’identità della madre surrogata sia gli estremi degli eventuali fornitori di gameti, in modo che al nato sia sempre garantita la possibilità di conoscere le modalità del proprio concepimento e le proprie origini biologiche”.

Tutte e tre le mozioni non tengono in alcuna considerazione il principio di autodeterminazione delle donne che, in paesi come gli Usa e il Canada, scelgono senza pressioni di alcun genere, meno che mai economiche (per fare da gestanti bisogna dimostrare di non avere problemi economici, ndr), di mettere al mondo il figlio di un’altra coppia, o singolo. Inoltre, la mozione Roccella impone ai genitori del bambino nato da gpa praticamente di autodenunciarsi, dopo avere chiesto l’estensione delle sanzioni, amministrative e penali.

L’ultima mozione, quella del M5S, sembrerebbe usare toni diversi e meno perentori. La richiesta dei pentastellati, infatti, è che il governo si impegni “ad intervenire nelle sedi opportune affinché, nell’ambito del più ampio dialogo sul rispetto dei diritti umani e della tutela della donna, sia favorito, con i Paesi membri e non, un confronto riguardo alla pratica della maternità surrogata“. I riferimenti a criminalizzazioni della gestazione per altri sono, però, nella premessa dove si cita la risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso dicembre che al paragrafo 115 “condanna la pratica della surrogazione, che compromette la dignità umana della donna dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce; ritiene che la pratica della gestazione surrogata che prevede lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per un ritorno economico o di altro genere, in particolare nel caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba essere proibita e trattata come questione urgente negli strumenti per i diritti umani”.

Da quanto si sa, anche Sel sta preparando una mozione sulla gestazione per altri che, però, punta ad una regolamentazione della gestazione per altri, mentre nel Pd si lavora ad un testo che concilii le diverse posizioni rappresentate nel partito. Impresa che appare ardua considerato che il dibattito al Senato ci ha restituito un quadro molto disomogeneo, su questo tema, del Pd.

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