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Parla la ragazza tenuta segregata perché lesbica: “Mi dicevano che per loro ero una vergogna”

Non era la prima volta che Sara (nome di fantasia) tentava la fuga da quella casa dove era tenuta in ostaggio dalla sua stessa famiglia. Il motivo? Non accettavano la sua omosessualità.
La diciassettenne è stata oggi interrogata in forma protetta e sono emersi i primi dettagli sulla vicenda. L’incubo, ha spiegato, è iniziato un anno fa quando i suoi genitori hanno scoperto fosse lesbica: “Hanno spiato il mio telefono e scoperto che mi vedevo con una ragazza –ha riferito– da allora mi rimproveravano di continuo. Mi insultavano, dicevano che per loro ero una vergogna e che non dovevo uscire di casa”.
Una storia di omofobia, violenze e soprusi. Per evitare che si incontrasse con la coetanea con la quale aveva stretto una relazione sentimentale, ha raccontato la giovane, veniva chiusa a chiave dentro casa. Poteva uscire solo per andare a scuola e solo se accompagnata dai genitori altrimenti veniva puntualmente rinchiusa in casa. Lì proseguivano le umiliazioni e gli insulti: “Vedrai che ti succede, lesbica”.

Sospesa la patria potestà

Dieci giorni prima, Sara aveva già provato a scappare da quell’inferno ma, rintracciata da una pattuglia delle forze dell’ordine, era stata riaffidata ai suoi genitori. Durante l’ultima fuga, è riuscita a contattare il Gay Center per poi affidare il suo racconto alla polizia. La madre è stata denunciata per sequestro di persona e maltrattamenti. Il padre, per il momento, non è indagato tuttavia non si esclude possa presto dover rispondere di favoreggiamento in quanto testimone degli abusi subiti dalla ragazza. Ad entrambi i genitori è stata sospesa la patria potestà mentre la giovane, anche grazie all’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), ora si trova in una casa famiglia.

(Immagine di repertorio)

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