Una ragazza normale. Probabilmente se lo si chiedesse a Paola Egonu, la campionessa della nazionale italiana di volley e di Novara si descriverebbe così. Nella sua normalità di quasi ventenne, nata a Cittadella, in provincia di Padova, nel dicembre 1998, c’è il record di punti a un mondiale, 45. C’è l’essere stata la trascinatrice di una squadra che ha conquistato un argento mondiale su cui in pochi avrebbero scommesso, prima dell’inizio del torneo. Una conquista che per lei è stata più che altro una delusione, spiega al Corriere della Sera, perché “potevamo fare di più”. Una sconfitta dopo la quale ha fatto quel che è naturale fare quando si è delusi. Cercare conforto da chi si ama.
“Ho chiamato la mia fidanzata. Piangevo e lei mi ha consolata. Mi ha detto che le sconfitte fanno male, ma sono lezioni che vanno imparate – ha detto -. E che avrei sofferto però poi sarei stata meglio”.
Il coming out della più forte pallavolista italiana arriva così, alla prima riga di un’intervista. Come un’altra delle sue poderose schiacciate, mette a terra un punto importante per le ragazze che si allenano sognando di somigliarle e per tutte le altre. Eppure, proprio come le sue schiacciate, per lei sembra la cosa più facile del mondo. A una giornalista forse presa in contropiede, che le fa notare la semplicità con cui lo dice, dà una risposta da incorniciare. “Infatti, lo trovo normale”.
E questa volta non c’è aggettivo migliore.
In un mondo, quello dello sport professionistico, in cui il coming out è ancora un tabù che in poche (gli esempi sono praticamente tutti al femminile, da Nicole Bonamino a Rachele Bruni) hanno avuto ancora la forza di abbattere, che a farlo sia un simbolo di un successo mondiale, protagonista di una eco anche mediatica che in queste settimane ha vissuto la giovane padovana è un dettaglio impossibile da trascurare.
Eppure, questa responsabilità Paola la porta con una leggerezza che si accompagna a una lucidità sorprendente. Sa che essere una donna, con la pelle nera e avere una fidanzata, fanno di lei il simbolo che molti cercano. Quella di un’Italia multietnica, dove i muri possono essere abbattuti con la forza del suo braccio.
Ma per Paola tutto è normale. L’Italia è innamorata di una campionessa padovana nera? “Mi stupisce questa reazione. Siamo italiane, per me avere origini diverse è normale”. Non per questo, nasconde quanto sia stato difficile: “Ho avuto alcuni episodi di razzismo. È normale, ma non dovrebbero succedere”. E del resto Paola lo sa, che sono proprio gli esempi a non farlo succedere. Perché la discriminazione, invece, naturale non lo è.
Su Instragram ha citato Nelson Mandela, e sulle pagine del quotidiano di via Solferino chiarisce: “Un bambino non si accorge del colore che ha finché a scuola una maestra non gli dice che è nero o giallo”.
Ma adesso un bambino che sente una frase simile, potrà guardare a Paola, e magari ascoltare una canzone che piace anche a lei: “Queen”, in cui Jesse J canta “Stop feeling you’re not enough… I love my skin, I love my body, I’m a gooddes, I’m a queen”.
Sui social, usati ampiamente come tutti i suoi coetanei, Egonu dimostra determinazione, maturità e intelligenza. Parla di campo e di stereotipi, di bellezza: “Sono temi che riguardano un mondo pieno di stereotipi, che non ti insegna a vivere la sua vita”.
Lei, invece, a 19 anni sa già che la sua vita di campionessa, e di atleta votata al duro lavoro e all’impegno, di italiana di pelle nera e di donna innamorata di un’altra donna, vuole viverla appieno. Per diventare la più forte del mondo? “Vedremo”.
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