A pochi giorni dal Pride di Londra, quando dieci attiviste TERF tentarono di bloccarne il corteo, il gruppo Lesbian Rights Alliance torna a far parlare di sé con una lettera aperta che prende di mira l’associazione Stonewall. L’accusa è che l’organizzazione londinese non rappresenti i loro interessi. A minacciare la visibilità delle donne lesbiche sarebbero le donne trans: “una persona con un pene non può essere lesbica” urlavano al pride.
Secondo Lesbian Right Alliance, non ci sarebbe spazio per tutti all’interno della comunità, e chiedono: “Rimuovete la L da LGBT“. Insomma o noi, le uniche vere donne lesbiche, o le trans.
Dopo questa ennesima provocazione ha preso la parola la direttrice del mensile DIVA, magazine che dal 1994 pone al centro donne lesbiche e bisex. La sua lettera di risposta manda un chiaro messaggio: “Siamo una cosa sola, non possiamo lasciare che persone divisive, cariche d’odio, sbagliate tentino di dividerci” e, rivolto alle lesbiche anti-trans, “Smettete di rivendicare di rappresentare le lesbiche”.
A seguire la lettera della direttrice di DIVA, Carrie Lyell:
Oggi [17 luglio 2018, ndr] il Time ha pubblicato un articolo dal titolo “Furia lesbica contro l’associazione Stonewall sulla “agenda trans””, come se le 135 firmatarie della lettera aperta parlassero per tutte le lesbiche nel mondo.
Mi dispiace ma vi sbagliate.
Vista la posizione inequivocale di DIVA sulle questioni trans, sono sicura sia ovvio, ma per qualcuno non lo è: quelle 135 firme non parlano a nostro nome, o per la maggior parte delle lesbiche cisgender.
La lettera, proveniente da un’associazione che ha deciso di chiamarsi “Alleanza per i diritti delle lesbiche” [Originale: Lesbian Rights Alliance, ndt], accusa Stonewall di cancellare le lesbiche dicendo: “Stonewall ha raramente rappresentato i nostri interessi. Ora nella tua determinata politica per promuovere l’agenda politica e ideologica trans non solo non riesci a rappresentarci ma in realtà promuovi l’invisibilità e la cancellazione delle lesbiche”.Sono d’accordo sul fatto che le lesbiche siano sottorappresentate all’interno della comunità LGBT ma è peggio per le persone bisessuali e, ancor di più, per le persone trans che possono anche essere lesbiche o bisessuali. Questo è il motivo per cui è importante che un magazine come DIVA esista e che un’associazione come Stonewall sia guidata da donne e promuova l’inclusione di bisex e trans. Sono realtà come DIVA e Stonewall a renderci più visibili
Anzi, dirò di più. Non è Stonewall – e nessun altra organizzazione LGBT- a cancellare le identità lesbiche ma queste cosiddette femmiste che, diffondendo la loro retorica di odio e transfobica, a spingere persone come me a non voler usare la parola “lesbica” per descriversi perché non voglio essere associata alle loro idee. Che triste stato delle cose.
La lettera continua: “Vi invitiamo a smettere di rivendicare di rappresentarci e a lasciare la L fuori”.
Prendi il tuo consiglio, LRA, e smetti di rivendicare di rappresentare le lesbiche. Tu non parli per me, per DIVA, e per la maggior parte della nostra comunità.
Come detto prima, lo ribadisco, le donne trans non cancellano le lesbiche. Sono convinta che siamo arricchiti da amici, gli amanti, i genitori, i bambini, i colleghi, fratelli e sorelle trans.
Gruppi come la LRA vorrebbe farvi credere che è un “loro contro noi”. Non è così. C’è un noi. Siamo una cosa sola, non possiamo lasciare che persone divisive, cariche d’odio, sbagliate tentino di dividerci.
L’editrice di DIVA Linda Riley concorda con me: “Mi pare assurdo lamentarmi della mancanza di visibilità delle persone lesbiche e, allo stesso tempo, chiedere che la L sia rimossa da LGBT”.
“Siamo più forti uniti come comunità e le 135 lesbiche non dovrebbero poter decidere cosa un’intera comunità dovrebbe credere”.
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